Il giorno 24 aprile 2015 si è tenuto a Bologna l’esecutivo del gruppo Burgo.
La discussione si è incentrata principalmente su due punti: il primo riguarda l’assetto e la governance del Gruppo, che anche se non ancora completamente definita comincia a delinearsi meglio, il secondo il ruolo e l’azione dell’esecutivo nelle prossime settimane decisive.
Per quanto riguarda la governance, almeno da quello che trapela dagli organi di stampa, e non solo, si capisce, ormai, che la famiglia Marchi, socio attuale attraverso la hgm con il 50.6%, uscirà da questa vicenda quantomeno fortemente ridimensionata nel suo potere decisionale, soprattutto quello strategico.
I Marchi, che pur di ristrutturare il debito avevano accettato che una parte di esso venisse trasformato in strumenti finanziari partecipativi per duecento milioni di euro, e in un prestito convertendo per cento milioni di euro, hanno anche dovuto accettare che il c.d.a. sarà composto da tre consiglieri su sette espressione delle banche, e che l’ amministratore delegato e il direttore generale debbano avere il gradimento degli istituti di credito.
In cambio di tutto questo la “famiglia” aveva chiesto almeno un lock up di tre anni.
Ma anche questa richiesta è stata rispedita al mittente, a questo punto l’attuale azionista di maggioranza è riuscito a spuntare solo una più favorevole ripartizione degli utili in caso di vendita.
In questo contesto, che prevede anche la ristrutturazione di un debito che si avvia al miliardo e duecento milioni di euro, sembra di intravvedere,da parte dell’attuale proprietà, magari non proprio nell’immediato, un’intenzione di disimpegno, almeno parziale dal Gruppo, mantenendo, se possibile, la divisione Mosaico.
Lo scenario che sembra delinearsi è forse il peggiore che ci si poteva aspettare.
Dal punto di vista sindacale, prediligiamo sempre che la governance delle aziende sia industriale e non finanziaria, preferibilmente legata a degli imprenditori italiani legati al territorio.
Le governance o le proprietà aziendali in mano alle Banche o a Fondi di investimento, creano al sindacato e ai lavoratori problemi di interlocuzione notevoli.
Purtroppo questa opportunità sembra allontanarsi, le banche stanno prendendo il sopravvento in questo Gruppo innanzitutto per la crisi che investe il nostro paese e in particolar modo il settore della carta per usi grafici e la conseguente sovraccapacità produttiva nel continente europeo, ma anche per grossi errori strategici di politica industriale e per scelte ripetutamente sbagliate negli ultimi anni nell’individuazione del management da parte della famiglia Marchi.
Negli ultimi mesi, dopo l’annunciata vendita dello stabilimento di Avezzano, l’esecutivo di gruppo, conscio dello straordinario momento di gravità, ha deciso di cambiare strategia sindacale.
È stato stabilito che l’azienda non poteva più continuare nella politica del “carciofo”, affrontando i problemi stabilimento per stabilimento.
Se abbiamo preso atto che i problemi principali di Burgo sono il suo altissimo indebitamento e le scelte industriali sbagliate, anche la risposta del Sindacato deve essere a livello di Gruppo e data nel suo organo principale “l’esecutivo”.
Questa scelta stabilita a Bologna 1, è confermata e ne deriva che tutte le decisioni, al di fuori di quelle di ordinaria amministrazione, debbono essere prese all’interno dell’esecutivo.
Inoltre è stato deciso di perseguire con più incisività, anche con l’eventuale supporto delle Confederazioni, il percorso con Il ministero dello sviluppo economico con la presenza attiva del sottosegretario, e di dare la visibilità mediatica che merita alla vertenza del più importante gruppo cartario d’Italia.
Per discutere di quanto sopra ed affrontare le vertenze che l’azienda sta cercando di portare all’interno dei singoli stabilimenti, Verzuolo e Sora in primis, nei prossimi giorni chiederemo all’azienda un incontro urgente da tenersi entro la prima metà del mese di maggio.
SLC-CGIL FISTEL-CISL UILCOM-UIL