Non si può che condividere il grido di allarme dell'on. Legnini sullo stato dell’Editoria. Sarebbe però il caso di ricordare che ciò è dovuto, in larga parte, ai tagli dei contributi pubblici che, negli anni, si sono succeduti senza avviare, nel contempo, alcuna riforma strutturale; al processo di innovazione tecnologica affrontato da imprese e lavoratori senza un governo complessivo di quel processo; che malgrado i notevoli investimenti verso le nuove piattaforme digitali, le entrate sono ancora garantite quasi esclusivamente dal cartaceo; che da anni chiediamo un confronto sull’intero sistema della comunicazione e dell’informazione (comprese, quindi, radio e TV e, tra queste le TV e radio locali che sono le più compromesse dagli effetti della crisi) a partire dalla distribuzione del mercato pubblicitario e dalla urgente modifica della “Gasparri”; che l’editoria “tradizionale” è un mondo complesso che parte dalla produzione della carta (e l’ultimo stabilimento che produceva carta da giornale è stato chiuso, a Mantova, pochi mesi fa e oggi dipendiamo totalmente dall’estero) fino alla rete di vendita delle edicole; che l’innalzamento dell’IVA sui “collaterali” di natura editoriale certo non si può dire che sia stata una boccata di ossigeno; che le ipotesi di riforma previdenziale avviate dal Ministro Fornero sarebbero state micidiali per tutto il settore e però ancora oggi non è dato sapere come si modificherà e “se” si modificherà il sistema previdenziale, lasciando così aziende e lavoratori in una preoccupante situazione di stallo, mentre la crisi non si ferma.
C’è da chiedersi, in tutto questo, che fine abbia fatto l’art. 21 della Costituzione e, davvero, quali siano le intenzioni di questo Governo su un settore così delicato e fondamentale per la democrazia e per la garanzia del pluralismo politico e culturale. Se il Sottosegretario volesse incontrarci, noi, come sempre, siamo a disposizione.