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INDUSTRIA E ARTIGIANATO

A /mezzo e mail

 

Gent.mo Sottosegretario,

il 10 settembre u.s. Le abbiamo scritto insieme alle altre Organizzazioni Sindacali di Settore per manifestarLe il nostro apprezzamento per l’attenzione da Lei posta sulla grave crisi in atto nel mondo dell’Editoria e sottolineare al tempo stesso il fatto che, sebbene l’accordo raggiunto tra il Governo e le Associazioni rappresenti un prezioso e importante risultato, non condividiamo la scelta di non coinvolgere nella discussione le Organizzazioni Sindacali di Settore che rappresentano il mondo del lavoro dell’intera filiera.

Siamo dunque tutt’ora in attesa di una Sua convocazione.

Nel frattempo, riteniamo utile inviarLe con questa breve nota alcune osservazioni sull’”Intesa sugli interventi a sostegno dell’editoria” da Lei sottoscritta insieme ad una parte delle Associazioni della filiera, della cui esistenza abbiamo appreso dalla stampa.

Riteniamo infatti che per rilanciare e modernizzare il sistema editoriale “nel suo complesso”, sarebbe necessario:

- Costruire politiche di raccordo tra il mondo dell’editoria e quello dell’emittenza al fine di garantire riferimenti normativi di sistema che rispondano alle esigenze di entrambi i settori e che accompagnino al tempo stesso l’evoluzione del mercato.

- Affrontare e regolamentare in maniera compiuta il tema della pubblicità, del tutto assente nell’intesa da Lei sottoscritta.

La crisi della pubblicità, come è noto, sta colpendo duramente tutto il settore dell’editoria e quello dell’emittenza. La contrazione della pubblicità ha determinato dunque una “selezione naturale” che ha privilegiato la concentrazione degli scarsi investimenti sulle grandi emittenti a discapito delle piccole emittenti locali e dell’editoria. Questo è reso possibile dal fatto che non risultano adeguate le regole riguardanti il tetto massimo per la concentrazione pubblicitaria. E’ necessaria dunque una ridefinizione delle stesse ed un’azione più incisiva dell’Antitrust.

- Elaborare un “codice etico” che garantisca il corretto equilibrio tra la libertà di informazione e la certificazione dei contenuti presenti sul web.

Senza introdurre  nuove forme di censura, riteniamo assolutamente necessario trovare il modo di codificare i contenuti che circolano sul web, per garantire il diritto all’informazione, ma anche per garantire e tutelare tutte le professionalità che operano nelle piattaforme digitali a garanzia della qualità del prodotto offerto.

Sebbene infatti l’attenzione al tema posta sul testo sia qualificante, rimangono non affrontati alcuni aspetti non di poco conto.

La crescente richiesta e fruizione di informazioni sul web rappresenta una grande opportunità per moltiplicare gli strumenti utili a garantire e tutelare il valore dell’informazione e l’esercizio del pluralismo, ma è necessaria maggiore chiarezza  e, dunque, bisogna definire regole precise che mettano ordine trovando ad esempio il modo di garantire la certificazione della qualità del prodotto e, dunque, della fonte da cui proviene.

La “crossmedialità” che caratterizza il nuovo modo di distribuire su piattaforme diverse i prodotti editoriali fa sì inoltre che questi vengono veicolati anche attraverso l’utilizzo dei motori di ricerca.

Anche su questo allora è necessario ragionare per capire come agire per fissare nuove regole, magari guardando cosa accade in quei Paesi europei che come noi stanno facendo i conti con la trasformazione del settore.

Il riferimento è al modello adottato dal Governo francese che, come è noto, ha siglato un accordo con Google per finanziare progetti e iniziative promettenti per la transizione digitale della stampa.

Andrebbero ricercate soluzioni simili per trovare ulteriori risorse da dedicare al rilancio del settore, definendo al contempo i criteri sulla base dei quali si finanziano i progetti (sostenere ad esempio le testate che stanno sul web e che mantengono al contempo la versione cartacea, considerando il fatto che sono proprio questa ultime quelle che, ad oggi, continuano a garantire maggiori entrate economiche).

 

Inutile sottolineare inoltre il fatto che per la nostra Organizzazione Sindacale la riforma dell’editoria costituisce un passaggio determinante anche per rimettere al centro della discussione il tema del lavoro.

Non si comprende il motivo per cui lo sviluppo di questo settore sembra dover fondarsi su un utilizzo massiccio ed indiscriminato di lavoro precario. Lo riteniamo inaccettabile, soprattutto se si considera che le associazioni datoriali chiedono, a fronte di questa situazione, il sostegno pubblico.

Anche per questo motivo abbiamo ritenuto incomprensibile la scelta di non aver convocato le OO.SS. di categoria per un confronto su una riforma che rappresenta lo strumento indispensabile per accompagnare i processi di trasformazione e lavorare per la riconversione e la riqualificazione di migliaia di lavoratrici e di lavoratori che oggi hanno scarse prospettive per il futuro.

Certi di un Suo cortese riscontro e disponibili ad approfondire ulteriormente gli argomenti fin qui accennati La salutiamo cordialmente.

 La Segretaria Nazionale SLC-CGIL

Area Produzione Multimediale

 Barbara Apuzzo

 

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