On. Giovanni Poletti
Ministro del Lavoro
e delle Politiche Sociali
Sottosegretario Presidenza del Consiglio
Dipartimento Editoria
On. Luca Lotti
Al Ministro dei Beni e delle Attività Culturali
e Turismo
On. Dario Franceschini
La profonda crisi che attanaglia il nostro paese ha inferto duri colpi al settore dell’editoria, che versa ancora oggi in condizioni disastrose.
Con questa consapevolezza, unitamente alla necessità di confrontarci sulle soluzioni da adottare per accompagnare il grande processo di trasformazione che riguarda l’intero comparto editoriale abbiamo chiesto in più occasioni un incontro all’ex Sottosegretario Legnini.
Lo abbiamo fatto a settembre 2013, dopo aver appreso dai media che era stato raggiunto un accordo tra il Governo e le Associazioni dell’intera filiera dell’Editoria, con l’obiettivo di arginare la grave crisi in atto e di individuare le vie per la ripresa, per sottolineare il fatto che andava recuperata l’assenza a quel tavolo delle Organizzazioni Sindacali di Settore, che rappresentano il mondo del lavoro dell’intera filiera (la produzione della carta, la cartotecnica, l’editoria, l’editoria scolastica, l’editoria specializzata, l’editoria periodica e periodica specializzata, la stampa grafica artistica e commerciale, la stampa dei quotidiani e la produzione del prodotto quotidiano, la pubblicità, le agenzie e concessionarie di pubblicità, le edicole, il settore radio – televisivo pubblico e privato).
Richiesta reiterata poco tempo fa, chiedendo un confronto più ampio, convinti della necessità di avere un raccordo tra i Ministeri da Voi oggi rappresentati, a fronte di un grave problema che riguarda le modalità con cui si crea e si gestisce gran parte dell’occupazione nel settore: sebbene infatti il settore dell’editoria sia stato da sempre contraddistinto da una presenza costante di specifiche professionalità in aggiunta al personale assunto in maniera stabile, oggi si assiste ad un (ab)uso di tipologie contrattuali atipiche quali, ad esempio, le collaborazioni occasionali, i contratti a progetto, le partite iva o le cessioni di diritto d’autore, il che fa sì che i lavoratori interessati, nonostante l’alto livello di competenze e professionalità, siano sottoposti ad uno sfruttamento intollerabile e a trattamenti economici ridicoli.
Retribuzioni largamente più basse di quelle previste dei minimi contrattuali, scarse prospettive occupazionali, assenza di qualsiasi forma di tutela tipicamente regolamentata attraverso la contrattazione collettiva (come malattia, infortunio e maternità), unitamente alle poche o inesistenti tutele riguardanti ammortizzatori sociali, rappresentano infatti l’ordinaria condizione di migliaia di lavoratrici e lavoratori che ogni giorno creano o elaborano prodotti editoriali.
La profonda crisi internazionale e il progressivo passaggio al digitale hanno ulteriormente accentuato il ricorso alla precarietà nel settore, al punto che oggi si parla di un numero di atipici difficilmente quantificabile che potrebbe eguagliare, se non addirittura superare, i lavoratori con contratti standard.
Da anni stiamo cercando un confronto con le rappresentanze datoriali del mondo dell’editoria per affrontare in maniera seria e costruttiva il problema, allarmati dai sempre più chiari segnali di deregolamentazione che rasenta in molti casi l’illegalità contrattuale.
Per parte nostra, già nell’ultimo rinnovo contrattuale del settore grafico editoriale (30 maggio 2011), avevamo cercato di introdurre, forme di regolamentazione e di tutela per i lavoratori impiegati con le varie tipologie di contratti atipici e parasubordinati. In quel contesto fu sottoscritta un intesa con Aie, Anes e Assografici per l’inserimento dei lavoratori atipici in una “Mutua” per consentire coperture sanitarie simili al costituendo Fondo Sanitario di settore (Salute Sempre), intesa che a tutt’oggi non ha trovato applicazione.
Così come rimane disatteso quanto previsto dalle nuove norme introdotte dalla legge “Fornero” (92/12), riguardanti i collaboratori a progetto e le partite iva, tendenti a mettere un argine al moltiplicarsi di tipologie contrattuali, attraverso una regolamentazione sull’utilizzo di personale con contratto atipico e le relative condizioni economiche e normative ad essi applicate, alfine di superare il divario oggi esistente tra lavoratori dipendenti e lavoratori atipici.
Come organizzazioni sindacali abbiamo contatti costanti con centinaia di lavoratori precari il che ci fornisce uno spaccato puntuale e a tratti drammatico della situazione occupazionale del settore.
Nonostante quanto esposto, nel tentativo di evitare una deriva conflittuale e vertenziale abbiamo continuato invano a sollecitare l’apertura di un tavolo di confronto sul tema, perché convinti che se, opportunamente, vengono fatte politiche per le quali lo Stato interviene a sostegno degli Editori e dei prodotti editoriali, ci deve essere da parte degli stessi Editori la volontà di trovare soluzioni attraverso regole certe in un mercato del lavoro sostanzialmente diverso da quello del secolo scorso.
Siamo convinti della necessità di avere una visione organica sull’intera filiera dell’editoria, una visione che non può ovviamente prescindere da una regolamentazione generale dei rapporti di lavoro e che superi dunque le forme di precariato esistenti, oggettivamente incompatibili con qualsiasi forma di sostegno pubblico.
Per questi motivi, siamo a richiederVi un incontro, per affrontare le tematiche sopra indicate, auspicando una significativa accelerazione dei rapporti fin qui intercorsi col Dipartimento Editoria.
In attesa di un cortese e sollecito riscontro, cogliamo l’occasione per porgere cordiali saluti.
Le Segreteria Nazionali SLC-CGIL FISTel-CISL UILCOM-UIL