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Nella giornata dell’11 luglio si è svolto l'ennesimo incontro delle segreterie nazionali, territoriali e delle Rsu, con l’azienda per il rinnovo del contratto integrativo Mediaset scaduto ormai da un anno e mezzo. L’incontro ha confermato la fase di stasi della trattativa vera e propria e la grande distanza tra le posizioni aziendali e quelle della nostra organizzazione.
Il primo e più importante elemento di distanza riguarda il futuro aziendale e le garanzie: riteniamo infatti che, considerata la delicata situazione del gruppo Mediaset, le incognite sul futuro, le complicate vicende legali di Premium, sia necessario ottenere reali garanzie (norme e strumenti) sulla tenuta occupazionale di tutto il Gruppo e sul mantenimento delle sedi produttive senza le quali sarebbe surreale introdurre modifiche di orari, di Indennità e Premio di Risultato, mentre alcune centinaia di lavoratori rischiano di perdere a breve il proprio posto di lavoro. Se l’azienda intende ritenersi libera di attuare progetti di riorganizzazione che possono mettere a rischio centinaia di posti di lavoro, la cui esistenza seppur in fase non ancora esecutiva, è stata più volte confermata anche al tavolo (ad esempio spostamento Tg5 da Roma a Milano) non può contare sulla collaborazione del sindacato. Se invece vuol chiedere la collaborazione del sindacato deve assumersi degli obblighi che la vincolano, ma deve scegliere quale delle due strade vuol percorrere.
La seconda distanza riguarda la modifica dell’organizzazione e degli orari di lavoro. L'azienda ha riformulato una proposta non dissimile da quella iniziale prevedendo un'unica fascia oraria con l'azzeramento di tutti gli attuali orari e la conseguente eliminazione o la notevole riduzione delle relative specifiche indennità e maggiorazioni, determinando una netta perdita economica per i lavoratori ed una sostanziale "mano libera" dell'azienda sugli orari di lavoro.
La terza distanza riguarda il cosiddetto "AIA light", che abbiamo criticato sin dall'inizio dichiarando la nostra contrarietà. Si tratta della volontà di eliminare dall'integrativo aziendale gli istituti del superminimo collettivo e della parte fissa del premio di risultato trasformandoli per i soli lavoratori attualmente in forza in un superminimo individuale non assorbibile escludendo invece i futuri assunti. L’abbattimento del costo dei nuovi assunti sarebbe giustificato con l’esigenza di contenere le esternalizzazioni. I segnali che vengono dall’esterno proprio in queste ore raccontano però tutt’altra storia: di macchinisti alla Elios costretti a firmare le dimissioni con la promessa di eventuali riassunzioni in cooperative con contratti poveri (Movigroup) o di operatori di ripresa nelle sedi regionali (DNG) invitati a scegliere tra licenziamento o trasformazione del contratto a tempo Indeterminato in Contratto a Chiamata per abbattere persino il costo del Contratto di settore. Questi segnali fanno intendere che la rincorsa al costo più basso è già cominciata e si può supporre che il traguardo si sposti in avanti ogni volta che vi ci si avvicina. Alla luce di ciò tale operazione risulterebbe non solo ingiusta per i giovani, ai quali cancelleremmo in un sol colpo decenni di contrattazione, ma anche molto pericoloso per i lavoratori "anziani" i quali, infatti, si troverebbero accanto un esercito di giovani che costano molto meno e che, senza più la tutela reale sui licenziamenti ingiusti, potrebbero essere utilizzati nei confronti degli altri come la lepre da rincorrere.
Abbiamo invitato Mediaset a riflettere e a rispondere in modo adeguato alle nostre istanze esprimendo un segnale netto di cambiamento di linea, condizione necessaria per rinnovare l’AIA. In caso contrario SLC CGIL metterà in atto le necessarie iniziative a partire dall'ascolto e dalla consultazione dei lavoratori.

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