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"Sul Canone Rai la Manovra Economica del Governo M5S/Lega sta confermando quanto già disposto dai precedenti Governi targati Renzi/Gentiloni." Lo affermano, in una nota congiunta, le segreterie nazionali di Slc Cgil   Fistel Cisl   Uilcom Uil   Ugl Informazione   Libersind-ConfSal.

"La cosiddetta riforma Renzi del Servizio Pubblico Radiotelevisivo aveva già snaturato la tassa di scopo (canone) inserendola nella legge di bilancio e stabilendo, di anno in anno, il valore da corrispondere alla Rai e quello da destinare ad altre finalità."

"Si sperava che dal 2019,  superata la fase “sperimentale” del Canone in bolletta, tenuto conto dei sempre più crescenti costi delle produzioni e dell’innovazione tecnologica e di quanto  richiesto nel Contratto di Servizio, si sarebbe scelto di conferire alla Rai l’intero importo del canone, consentendo all’azienda di avere la certezza delle risorse per l’intero arco del Piano Industriale" prosegue le nota.

"Invece, notizie di queste ore, pare si stia stabilendo di mantenere per sempre:

  • una quota di extragettito (50%) da utilizzare con altre finalità (tra cui il sostegno al Fondo per il Pluralismo),
  • un prelievo del 5% sull’importo lordo da destinare alla fiscalità generale (90 milioni di euro),
  • il valore del canone a 90 euro per i privati, senza neanche tener conto dell’inflazione.

In aggiunta, ovviamente, al pagamento dell’Iva e alla tassa di concessione", sottolineano i sindacati di categoria.

"Fino al 2013 alla Rai arrivava il 92% del valore del Canone, sottraendo alla somma pagata dagli abbonati quanto dovuto come iva e tassa di scopo; oggi invece la Rai incassa l’83% del valore del canone, il resto viene utilizzato per la fiscalità generale (alla Rai nel 2017 sono entrati 1.624 milioni di euro netti, mentre nel 2013, prima della riforma, le entrate erano di 1.654 milioni di euro netti)."

"Questa scelta politica, a nostro avviso miope - denunciano le organizzazioni sindacali - congela il valore del canone e mette la Rai in una condizione di subalternità ai Governi, riducendone capacita produttiva e autonomia."

"Aggiungiamo che, ancora una volta, il finanziamento della Rai (il Canone è il 62% dell’intero fatturato) è completamente scollegato dall’impegno che lo Stato richiede all’azienda di Servizio Pubblico per quanto stabilito con il Contratto di Servizio Pubblico Radiotelevisivo e Multimediale."

Ci saremmo aspettati altra sensibilità, altra attenzione, altro passo, anche per le critiche portate dalle allora opposizioni alla “riforma Renzi”.

"Il Canone deve tornare ad essere tassa di scopo interamente dedicata alla Rai - conclude la nota - perche è la concessionaria del Servizio Pubblico.

Il prima possibile la politica, coinvolgendo le parti sociali ed esperti del settore, dovrebbe procedere ad una seria valutazione sul futuro del Servizio Pubblico Radiotelevisivo, partendo da:

  • prodotto,
  • professionalità,
  • lavoro,
  • qualità dell’informazione della produzione culturale e dell’intrattenimento,
  • l’universalità del servizio pubblico."
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