“Negli ultimi mesi si è intensificato il dibattito su cosa significhi servizio pubblico e su quali requisiti debba confermare o conquistare la Rai per continuare ad essere concessionaria di servizio Radio Televisivo. Noi crediamo fermamente che oltre a dover "garantire la libertà, il pluralismo, l’obiettività, la completezza, l’imparzialità e la correttezza dell’informazione, favorire la crescita civile e il progresso sociale, promuovere la cultura ...” ci sia un altro requisito irrinunciabile per chi si candida a veder riconfermato tale importante e delicatissimo ruolo e che è rappresentato dal principio di responsabilità etica nei confronti dei propri dipendenti. Principio che non può esaurirsi con le affermazioni, se pur impeccabili, presenti nel Codice Etico della Rai, ma che deve trovare quotidiana attuazione, a partire dal modo in cui si applicano le leggi per l'inserimento e l'integrazione lavorativa di persone disabili.” Così dichiara Barbara Apuzzo, segretaria nazionale Slc Cgil.
“E invece assistiamo ancora, nonostante le segnalazioni e le richieste di intervento già fatte, a provvedimenti e circolari aziendali che tradiscono, nella sostanza, quegli obiettivi che dovrebbero contribuire a "trovare uno spazio adeguato alla cultura dell’inserimento e della integrazione sociale dei disabili, con sensibilizzazione del pubblico ai problemi della disabilità e del disadattamento sociale – prosegue la sindacalista.
E allora ci chiediamo e chiediamo all'azienda come si possa definire una circolare che, aggirando quanto previsto dalla legge per l'inserimento e l'integrazione lavorativa di persone disabili, in relazione alle indicazioni di formalizzazione dei contratti a tempo determinato del personale delle testate giornalistiche e delle reti televisive, impone che questi debbano essere stipulati per un periodo di sei mesi meno un giorno.”
“Il motivo non riguarda, evidentemente, esigenze organizzative o produttive, ma si pone l'obiettivo, tutt'altro che nobile, di non conteggiare il personale a tempo determinato nel calcolo della base occupazionale, così da non “ampliare immotivatamente” tale base di partenza per le assunzioni da collocamento obbligatorio – conclude Apuzzo. Slc Cgil ritiene intollerabile ed eticamente inaccettabile un comportamento simile, e chiede l'immediato ritiro di questo e di tutti gli eventuali altri provvedimenti che ledono i diritti dei lavoratori, in particolare di coloro che sono portatori di disagi e fragilità.”