COLPO DI SOLE
Se a luglio inoltrato si arriva a tali considerazioni è evidente che è arrivato il momento di staccare un pò e recarsi al mare.
Non è nostra consuetudine rispondere a comunicati diretti contro la nostra organizzazione, soprattutto quando si è in una fase di confronto unitario con l'azienda, ma in questo caso essendo le affermazioni distorsive delle politiche sindacali di Slc Cgil riteniamo necessario chiarire ai lavoratori.
Slc Cgil è l'organizzazione che ha spinto per inserire in contratto i temi relativi alla riduzione degli appalti, alla esigibilità dei controlli e delle verifiche sulla regolarità degli stessi, alla saturazione del lavoro interno.
È l'organizzazione che si è impegnata nella regolazione del mercato del lavoro: TD, apprendisti, somministrati, assorbimento dei bacini, lavoratori atipici, stabilizzazioni.
In tal senso crediamo di non poter essere smentiti.
Slc Cgil, questo è vero, non è presente solo in Rai, fortunatamente rappresenta altre realtà e questo ci consente di avere un quadro più articolato della realtà.
Lo scorso anno, insieme alle segreterie di Fistel e Uilcom, abbiamo definito, in un Accordo con la Rai, presente il Direttore Generale un accordo perché le produzioni cinematografiche e di fiction, contrariamente a quanto è stato fatto negli ultimi anni (per abbattere il costo del lavoro e delle produzioni), si tornasse a realizzarle in Italia, con professionalità del nostro paese.
Questo è stato il contributo di Cgil, CISL e Uil, in forza della loro rappresentanza trasversale, alla produzione culturale e cinematografica italiana. Tali presupposti, va ricordato, sono assolutamente in sintonia con quanto è previsto dalla legge e dal contratto di servizio in merito all'impegno che la Rai, in quanto servizio pubblico, è obbligata a erogare alle produzioni indipendenti, italiane, europee etc..
Riteniamo necessario dire questo perché, non è la prima volta che, maliziosamente, qualcuno confonde quanto la Rai è obbligata a sostenere per la sua missione con quanto sperpera e distribuisce per pressione politico/affaristica.
Crediamo essere chiaro ai lavoratori che la Rai è ciò che è anche perché si impegna a distribuire circa 400 milioni di euro ad un mercato della produzione culturale che è una delle prima fonti di ricchezza e lavoro nel nostro paese, ed è proprio tale impegno che consente alla Rai di definirsi la prima azienda culturale del paese.
In tal senso, anche nell'ultimo incontro avuto con l'azienda, proprio sul tema degli acquisti e degli appalti, Slc Cgil ha precisato l'esigenza che gli appalti siano ridotti all'osso ma che questi siano totalmente in regola.
Ponendo grande attenzione al trattamento dei lavoratori degli appalti e alla questione della sicurezza sul lavoro.
Questa richiesta, oltre ad essere finalizzata alla tutela di quei lavoratori, è diretta a garantire dentro e fuori della Rai lavoro regolare, con salari dignitosi.
Sino a quando la competizione dei lavoratori Rai sarà con forze lavoro prive di diritti, reclutate con gare d'appalto al massimo ribasso, l'azienda in ogni fase di crisi tenderà a portare fuori il lavoro, esattamente ciò che vogliamo contrastare.
La sintesi di tale pensiero è che il lavoro tutelato fuori tutela il lavoro dentro la Rai, mentre il chiudersi dentro "casa", creando barriere più o meno superabili, può solo rallentare un processo che è inevitabile.
Slc Cgil, già nell'ultimo rinnovo contrattuale, quindi prima delle uscite per esodo, aveva chiesto, come è previsto dalla normativa, che nelle casistiche di coloro che possono essere assunti in apprendistato potessero rientrare anche i lavoratori in mobilità.
Questo per tre motivi:
abbattimento dei costi,
solidarietà nei confronti dei lavoratori espulsi dalle loro aziende in crisi,
professionalità già acquisite.
L'azienda in quell'occasione rifiutò questa proposta.
Nella trattativa che ha poi portato all'accordo del 4 luglio, Slc Cgil ha chiesto, relativamente alle emergenze funzionali e produttive, di ricorrere alle liste di mobilità, anche attraverso l'utilizzo di contratti in somministrazione (quindi temporanei) magari anche utilizzando una selezione diretta a lavoratori con un massimo di età (i lavoratori nelle liste di mobilità spesso sono giovani perché sono i primi espulsi nelle procedure).
Questo adducendo i soliti tre motivi:
costi del lavoro ridotti;
solidarietà per i lavoratori del settore radio/televisivo che in questi mesi vedono le proprie aziende falcidiate dalla crisi e da una regolazione del mercato e dell'accesso alle nuove tecnologie, legge Gasparri, che aiuta le grandi aziende private; professionalità già in grado di essere attive su produzioni a differenza di altre categorie che avranno bisogno di mesi di formazione.
Ci sembrava, con questa proposta, di cogliere le esigenze di tutti e soprattutto le esigenze produttive della Rai, messe in discussione dalle molte uscite.
Evidentemente con tale proposta, oltre ad aver incassato la contrarietà della Rai che preferirebbe spostare lavoratori sul territorio, un pò come gli aeroplani di Mussolini, sino a quando non riuscirà ad operare una riorganizzazione funzionale e produttiva, dobbiamo assumere la contrarietà di alcune organizzazioni sindacali che fanno dell'autarchia e dell'autosufficienza un vanto.
Se è così, capiamo ovviamente la Rai che vuole ridurre il personale stabile, non capiamo i nostri colleghi sindacalisti che non avendo proposte alternative non fanno altro, contrariamente a quanto affermano di volere, che lasciare spazio all'incremento di appalti per sostituire le forze lavoro in uscita, oltretutto agevolando una riorganizzazione che rischia di comprimere alcuni settori strategici della Rai.
Infine, ci preoccupa una riorganizzazione strisciante dell'azienda che a partire da Televideo, passando per il Web, per arrivare sino ad improvvisati quanto segreti assestment, in una fase in cui i lavoratori sono distratti dalle ferie, procede senza trovare da parte di alcuni una attenta risposta sindacale.
L'azienda sa che ha obblighi contrattuali rispetto alle riorganizzazioni e con l'ultimo rinnovo contrattuale un impegno sottoscritto a pubblicare job posting anche per pubblicizzare selezioni interne.
La richiesta alla Rai è quella di porre attenzione, nonostante il sole estivo, ai comportamenti e di rispettare le regole condivise.
Roma, 24 Luglio 2013
Slc Cgil Nazionale – Segreteria Slc Cgil Roma e Lazio