Gantry 5

top 1

Gantry 5

top 2

Produzione culturale

La nuova udienza per il processo per la morte del tecnico di palcoscenico Matteo Armellini (avvenuta il 5 marzo 2012 durante l'allestimento del concerto di Laura Pausini a Reggio Calabria), è fissata per l'11 luglio 2016. Mancano dunque:

[ujicountdown id="Giorni mancanti alla causa ....." expire="2016/07/11 17:17" hide="true" url="" subscr="" recurring="" rectype="second" repeats=""]

Qui articoli sulla vicenda in progressivo aggiornamento.

Processo Armellini, anomalie nella struttura montata al PalaCalafiore

Prossima udienza, lunedì 11 luglio. Quando il giudice pronuncia la data di rinvio, Paola Armellini abbassa la testa, le spalle, sotto il peso dello sconforto. Sa da tempo che il processo che potrebbe dare un nome e un volto al responsabile della morte di suo figlio Matteo – rigger schiacciato e ucciso dal palco che stava montando al PalaCalafiore di Reggio Calabria per il concerto di Laura Pausini – deve fare i conti con l'imminente trasferimento del pm Rosario Ferracane e soprattutto del giudice. Allo stesso modo, Paola Armellini sa che la saturazione del ruolo del tribunale monocratico – dove processi per balconi abusivi convivono con egual diritto con procedimenti per omicidio volontario – impedisce udienze più frequenti. Ma il 5 marzo saranno passati quattro anni da quando il palco ha schiacciato e ucciso Matteo, e il processo che vede alla sbarra i presunti responsabili della tragedia annaspa. E poco importa che il sindacato – presente fuori dall'aula con un presidio, e dentro con il segretario nazionale della Slc, Umberto Carretti - abbia finalmente deciso di trasformare il processo Armellini in una questione nazionale. Perché via via che passano i mesi, le speranze di riuscire ad arrivare fino in fondo ed avere giustizia – e non risarcimenti, come qualcuno tenta di insinuare – si affievoliscono.

POCHE RISPOSTE SUL RINNOVO ATTI Quando il nuovo giudice si insedierà, toccherà ai legali decidere se acconsentire o meno al rinnovo dell'attività istruttoria. Al momento, solo i legali di Ferdinando Salzano e della sua F&P Group, committente dei lavori di allestimento, hanno detto di sì. Alla "sollecitazione informale" e irrituale del giudice Romeo nessun altro fra i legali di Maurizio Senese (responsabile della Esse Emme Musica, promoter locale che aveva organizzato il concerto), Sandro Scalise (coordinatore della sicurezza per i lavori di costruzione della struttura), Franco Faggiotto (progettista), Pasquale Aumenta (responsabile della Italstage, società costruttrice del palco), del palco alla Italstage), Marcello Cammera (all'epoca dirigente comunale dei Lavori pubblici) e Gianfranco Perri, (estensore del piano di sicurezza), ha dato risposta.

C'ERANO ANOMALIE Per oggi, l'attività istruttoria è andata avanti, ma per il resto si è deciso di farla continuare solo quando un nuovo giudice monocratico prenderà il posto di Romeo e un nuovo pm, quello di Ferracane. Eppure, anche oggi, dalle testimonianze dei quattro rigger che in quel marzo del 2011 lavoravano con Matteo, che ci fosse più di qualcosa di strano è venuto fuori. «Quella era la terza data. Ce n'erano state altre, ma l'allestimento era diverso rispetto a quello di Reggio. C'erano un tot di strutture che erano state tagliate», dice in aula Nicola Martino Caccamo, rigger della stessa squadra di Matteo. «Piccole anomalie erano state riscontrate, ma il problema è che non lavoriamo sempre con le stesse strutture. Ad esempio, non c'erano i cavi d'acciaio che servono per evitare l'oscillazione. È stato anche detto all'ingegnere di turno, ma forse per telefono». Nessuno dei tecnici responsabili del progetto del palco - e sul punto le testimonianze convergono – era presente mentre i rigger erano al lavoro. «Anche il grand support era un po' diverso. I tralicci erano più piccoli, ma ce n'erano di più. Generalmente, in quel tipo si struttura ci sono i cavi, ma in quella del PalaCalafiore no».

"E' CROLLATO IN UN SECONDO" Da quasi vent'anni, Caccamo lavora nel settore. Ha iniziato come facchino e oggi lavora in altezza. Una specializzazione acquisita nel tempo e sul campo, che gli permette di parlare con cognizione di cosa ci debba essere e cosa non ci debba essere su un cantiere. Il giorno che Matteo è stato ucciso da quella struttura crollata come un castello di carte, lui lavorava a terra. E solo perché il palco si è accasciato su una delle gradinate non è stato travolto e schiacciato. Momenti che ha ricordato anche in aula. «Ho sentito gridare "via, via, via", mi sono girato e ho visto la gente che correva, ma sapevo che non sarei riuscito a raggiungere l'uscita di sicurezza, così mi sono buttato a terra. Mi sono salvato solo perché la struttura si è fermata su una delle gradinate di ferro. È durato tutto un secondo». Troppo poco per rendersi conto di cosa stesse succedendo. E forse anche per avere paura. Dopo, invece, c'è stato solo il tempo per soccorrere i feriti «abbiamo dovuto far uscire Consoli su un baule perché non c'erano barelle».

USCITA DI SICUREZZA IN SALITA E NIENTE BARELLE Una circostanza confermata anche da Brozi, co-titolare della società che fornisce le attrezzature video. Quando il crollo si è verificato, insieme alla sua squadra, aveva appena iniziato a montare i 600 mq di led che avrebbero dovuto comporre il megaschermo attorno al palco. E come per tutti gli altri team coinvolti, quando sono arrivati, non c'era nessuno che abbia passato loro le consegne o li abbia informati su eventuali criticità della struttura. «Il progetto a monte viene fatto molti mesi prima. Quando noi arriviamo – spiega – i rigger ci fanno trovare pronti i motori in modo che noi si possa iniziare a lavorare». Anche quel 5 marzo è andata così. Poi il palco ha collassato su se stesso. «Quando si è verificato il crollo –dice – io mio trovavo sotto, al centro. Guardandomi indietro mi sono reso conto che il palco stava crollando». Poi abbiamo iniziato a contarci e ci siamo resi conto della cosa di Matteo. Abbiamo chiamato i soccorsi perché l'ambulanza non era lì». È telegrafico, scarno nelle sue dichiarazioni. E lo spiega «dopo quello che è successo, non parliamo volentieri di quella sera». Una sera in cui tutte le criticità si sono trasformate in problemi. Come l'esistenza di un'unica uscita di sicurezza, per altro in forte pendenza, come la mancanza di barelle che ha fatto sì che i feriti fossero portati fuori sui bauli che generalmente contengono cavi e attrezzature.

QUELLO STRANO GRAND SUPPORT Di altre criticità invece – racconta Carlo Barberis, all'epoca un novellino della professione – avevano parlato i facchini. «Quando siamo arrivati, ci hanno detto "ma siete sicuri che il pavimento regge?". Noi abbiamo raccolto questa preoccupazione, ma eravamo lì perché il tetto era pronto per essere montato». Ma quella struttura – il grand support che ha ceduto facendo crollare tutto – presentava una serie di problemi. «I braccetti di dissipazione erano più corti, il numero di strati di dissipazione era inferiore a quelli che avevo visto nel corso di altri lavori, non erano presenti i tiranti. Non potendo chiedere a persone di riferimento – non c'erano tecnici o responsabili – abbiamo continuato a lavorare, poi verso le sei abbiamo chiesto ed è stato detto "tutto a posto"». Una conversazione che Barberis non ha sostenuto in prima persona, ma che è certo ci sia stata. Così come è certo – nonostante le domande di alcuni legali al riguardo – che la struttura fosse perfettamente montata e allineata «perché altrimenti le travi non sarebbero entrate».

I TECNICI SAPEVANO Chi ha parlato con i tecnici - nello specifico, Tonino Lambiase della Italstage – segnalando una serie di criticità fra cui la mancanza delle cosiddette "croci di Sant'Andrea" e dei tiranti è stato Alessandro Scialanca, uno degli "anziani" fra i rigger chiamati a montare il grand support. Contattato precipuamente per il concerto di Reggio, Scialanca si è premurato – in virtù dell'esperienza e dei contatti che decenni di professione gli hanno regalato – di farsi mandare progetto e disegno della struttura che avrebbe dovuto montare. Lui, racconta, aveva partecipato un anno prima alle prove del tour a Rimini, ma si era occupato di altro. «Quando siamo arrivati al palazzetto a Reggio, Lambiase aveva già provveduto ad assemblare la struttura, ma generalmente non è così che si lavora. Durante la giornata si è presentato Scalise, che è il coordinatore della sicurezza». Con lui, Scialanca non ha avuto alcun contatto, ma con Lambiase sì.

E IL PAVIMENTO? E a lui ha detto chiaramente di avere dubbi sui sistemi immaginati per evitare oscillazioni e si è mostrato disponibile a montarli, anche se la cosa non era prevista dal contratto. «Lambiase mi disse che non c'era necessità si montare croci di Sant'Andrea, strati e cavi». Della capacità del pavimento di sostenere quella struttura, però non hanno parlato. «Se avessi saputo che sotto quel parquet c'erano quaranta centimetri di vuoto, se avessi saputo che era solo.. avrei fatto qualcosa di più», dice lasciandosi scappare che dopo la tragedia, per un anno non è riuscito a lavorare. Perché Matteo era un amico. Un amico che non c'è più.

Giovedì 03 Marzo 2016

Qui il link all'articolo:  http://bit.ly/1SSjjGm

Crollo palco Pausini: a giudizio persone e società per la morte di Matteo Armellini
Il Gup di Reggio Calabria, Massimo Minniti, ha rinviato a giudizio tutte le persone coinvolte nell'indagine per far luce sulla morte del giovane Matteo Armellini, il ragazzo morto a Reggio Calabria il 5 marzo 2012 mentre svolgeva il suo lavoro di rigger nell'allestimento del concerto di Laura Pausini che era in programma in città al PalaCalafiore, impianto sportivo adibito per le competizioni sportive. Primo ok all'impianto accusatorio portato avanti dal sostituto
procuratore di Reggio Calabria, Rosario Ferracane che, con il coordinamento dell'aggiunto Ottavio Sferlazza, aveva chiesto il rinvio a giudizio per le persone che avrebbero omesso di adottare tutti i controlli e le cautele doverose che avrebbero potuto impedire il collasso della struttura metallica di quasi 22mila chilogrammi e composta da sei pilastri reticolari, che ha causato la morte del giovane Matteo Armellini. Il giovane Armellini morirà in seguito al cedimento di una parte della struttura del palco.
Sette i soggetti imputati: Sandro Scalise, Franco Faggiotto, Pasquale Aumenta, Ferdinando Salzano, Maurizio Senese, Gianfranco Perri (non indagato per omicidio colposo) e Marcello Cammera.
Adesso, però, arrivano le prime risposte, con un processo dibattimentale che avrà inizio il 26 febbraio. Salzano, in particolare, quale rappresentante della F & P Group, committente esclusiva dei lavori di allestimento del palco alla Italstage, non avrebbe proceduto alla nomina di un direttore dei lavori "che avrebbe – scrive il pm Ferracane nell'avviso di conclusione delle indagini – da un lato rilevato i gravi errori e le evidenti omissioni presenti nell'elaborato
redatto dall'ingegnere Franco Faggiotto, dall'altro lato vigilato sulla corretta esecuzione dell'opera". Faggiotto, anch'egli tra gli indagati, avrebbe redatto una progettazione errata e carente, priva di alcuna verifica: "Non teneva in considerazione la possibile presenza di forze
orizzontali accidentali, l'eccessiva deformabilità della struttura metallica, non prevedeva che i piedi della struttura fossero zavorrati con blocchi di calcestruzzo, non teneva in considerazione la forte deformabilità elastica del piano di posa". In particolare, la Procura contesta l'omessa verifica della consistenza del piano di posa su cui doveva insistere l'enorme struttura necessaria per il concerto. Inoltre si sarebbe delegato tutto a un eventuale direttore dei lavori
che, però, non verrà mai nominato. Ancor più dure sono le parole che il pm Ferracane riserva alla Italstage, società costruttrice, parlando di una colpa "consistita in negligenza, imprudenza, ed imperizia, nonché sulla violazione delle norme sulla prevenzione degli infortuni".
Proprio la Italstage, assistita dall'avvocato Marco Panella, ha chiesto e ottenuto il patteggiamento con il pagamento di 70mila euro.
Ma il nome più noto, almeno per i reggini, è quello dell'architetto Marcello Cammera, dirigente del Comune di Reggio Calabria con riferimento al Settore Progettazione ed Esecuzione dei Lavori Pubblici. Anch'egli ha ricevuto l'avviso di conclusione indagini e anche per lui il pm Ferracane ha chiesto il giudizio perché avrebbe omesso di "adottare un provvedimento di inibizione all'inizio dei lavori di costruzione della struttura metallica all'interno del palazzetto,
dopo la consegna dell'impianto, di immediata sospensione dei medesimi lavori, non segnalando inoltre il pericolo grave e imminente di un crollo (poi avvenuto) della costruenda struttura metallica ai soggetti a vario titolo nell'organizzazione e realizzazione dell'evento musicale e/o alle autorità amministrative competenti". E questo, sempre secondo le indagini, pur non avendo la disponibilità degli elaborati tecnico-progettuali relativi all'impianto sportivo, in assenza di un nulla osta della Commissione Provinciale di Vigilanza sui locali di pubblico spettacolo e intrattenimento e avendo ricevuto il progetto pieno zeppo di irregolarità.
Un concerto, quello di Laura Pausini, organizzato dalla Esse Emme Musica, di Maurizio Senese, tra gli imputati nel procedimento. La sua società, infatti, era la committente dell'intero evento, proprio insieme alla F& P Group. Tra gli indagati anche Sandro Scalise, coordinatore della sicurezza per l'esecuzione dei lavori di costruzione della struttura e nominato dalla Esse Musica di Senese. Agli atti del pm Ferracane anche le annotazioni sulla F & P Group Srl (di Ferdinando Salzano) e la Italstage Company, di Pasquale Aumenta (che, come detto, ha patteggiato): dalle omissioni raccolte dalla Procura avrebbero tratto profitto, violando peraltro le norme antinfortunistiche che avrebbero potuto salvare la vita al giovane Armellini. Qualora dovesse essere accertata la responsabilità colposa, dovrebbero risarcire il danno sotto il profilo economico.

Prosegue il processo per la morte di Matteo Armellini

La madre: «Prima si definiscono le responsabilità, poi si parla di quantificazione del danno. Qui non si parla di soldi, io ho perso un figlio»

«Ma come si fa a discutere di soldi prima di parlare di responsabilità? Prima si definiscono le responsabilità, poi si parla di quantificazione del danno. Io solo questo vorrei dire, perché non posso? Qui non si parla di soldi, io ho perso un figlio». C'è tutta la frustrazione di una donna sopravvissuta al figlio morto sul lavoro nelle parole di Paola, la madre di Matteo Armellini, il giovane operaio che ha perso la vita nel rovinoso crollo del palco che stava montando a Reggio Calabria per il concerto di Laura Pausini. Per quell'"omicidio bianco" – così il sindacato da tempo ha iniziato a definire chi di lavoro muore – sette persone e due società stanno affrontando il processo che la madre di Armellini, costituitasi parte civile e assistita dal legale Alicia Mejia Fritsch, vuole seguire fino in fondo. Anche se qualcuno avrebbe voluto estrometterla. Un tentativo oggi disinnescato dal giudice Romeo che ha respinto la richiesta della F&P Group di escludere la parte civile dal procedimento, alla luce del rifiuto dell'offerta di risarcimento di 350mila euro che la ditta e il suo titolare Ferdinando Salzano, avevano in precedenza proposto alla famiglia di Matteo. Una richiesta formalmente respinta anche oggi dalla madre del giovane operaio, che tramite l'avvocato Mejia Fritsch, ha nuovamente detto no al tentativo «di quantificare la vita di Matteo prima di accertare le responsabilità», ribadendo al contrario la volontà di affidarsi alle valutazioni del giudice all'esito dell'istruttoria, per la quantificazione del risarcimento. Per i legali della F&P Group invece, il rifiuto dell'offerta avrebbe significato il venir meno dell'interesse della parte civile al risarcimento, per questo ne hanno chiesto l'esclusione. Una richiesta respinta dal giudice Romeo, che con una lunga ed articolata ordinanza ha sottolineato che «solo lo svolgimento dell'istruttoria potrà consentire di individuare gli ipotetici responsabili del reato e dunque i soggetti tenuti al risarcimento del danno». Concluse le questioni tecniche e formalizzate le liste testimoni delle parti, è toccato ai primi cinque agenti e ufficiali di polizia e vigili del fuoco riferire in aula lo stato dei luoghi in quella tragica notte del 5 marzo 2012 in cui Matteo Armellini ha perso la vita, stritolato dalle pesanti colonne metalliche che gli sono crollate addosso quando la struttura aerea che sovrastava il palco è crollata sulle gradinate.
Un tragico incidente che, secondo il pm Rosario Ferracane, sarebbe dovuto a omissioni, imperizie e mancati controlli. Mancanze contestate in primo luogo alla F&P group srl, committente esclusiva dei lavori di allestimento del palco, poi materialmente affidati alla Italstage, uscita dal processo grazie al patteggiamento di una sanzione amministrativa di settamila euro.
Discorso diverso per il suo patron, Pasquale Aumenta, alla sbarra perché la sua società avrebbe proceduto con «negligenza, imprudenza, e imperizia» alla costruzione del palco, ma soprattutto in violazione delle norme sulla prevenzione degli infortuni. Insieme a lui, dovranno dunque rispondere in sede penale delle mancanze loro attribuite, sia la F&P group, sia il suo legale rappresentante, Ferdinando Salzano, accusato di aver proceduto alla nomina di un direttore dei lavori che non «da un lato rilevato i gravi errori e le evidenti omissioni presenti nell'elaborato redatto dall'ingegnere Franco Faggiotto, dall'altro lato vigilato sulla corretta esecuzione dell'opera».
Anche Faggiotto sarebbe secondo l'accusa autore di una progettazione errata e carente, perché «non teneva in considerazione la possibile presenza di forze orizzontali accidentali, l'eccessiva deformabilità della struttura metallica, non prevedeva che i piedi della struttura fossero zavorrati con blocchi di calcestruzzo, non teneva in considerazione la forte deformabilità elastica del piano di posa». Ma di fronte ai giudici dovrà presentarsi anche il patron della Esse Emme Musica che aveva organizzato il concerto, Maurizio Senese, e il coordinatore della sicurezza per l'esecuzione dei lavori di costruzione della struttura che la società, come committente dell'intero evento, aveva nominato Sandro Scalise. Ma di quel mortale incidente è chiamato a rispondere anche dirigente Marcello Cammera, accusato di omicidio colposo, all'epoca responsabile del settore progettazione ed esecuzione dei Lavori pubblici, che per la Procura avrebbe omesso di «adottare un provvedimento di inibizione all'inizio dei lavori di costruzione della struttura metallica all'interno del palazzetto, dopo la consegna dell'impianto, di immediata sospensione dei medesimi lavori, non segnalando inoltre il pericolo grave e imminente di un crollo (poi avvenuto) della costruenda struttura metallica ai soggetti a vario titolo nell'organizzazione e realizzazione dell'evento musicale e/o alle autorità amministrative competenti».

Qui il link all'articolo: http://bit.ly/1Ygzcro

Bizi (Slc Cgil): giustizia lenta per tecnico palco morto nel 2012
“Apprendiamo che il processo per la tragica morte di Matteo Armellini, deceduto nel marzo del 2012 mentre allestiva il palco per un concerto di Laura Pausini a Reggio Calabria, è stato riassegnato ad altro giudice. Il protrarsi dei tempi processuali rischia che non venga fatta giustizia, fatto che sarebbe assai grave.” Così dichiara Emanuela Bizi, segretaria nazionale Slc Cgil.
“La madre coraggiosa del ragazzo ha rifiutato una ingente somma di denaro proprio per accendere un faro sulle condizioni in cui troppo spesso si opera in questo settore.”
“Mancano norme legislative e controlli che sappiano rispondere alle esigenze di chi monta palchi ed attrezzature non solo per i concerti, ma anche per riprese e spettacoli in genere – prosegue la sindacalista. Per fortuna gli incidenti gravi non sono frequenti, ma è davvero indispensabile lanciare un grido di allarme affinché il legislatore e il sistema dei controlli accendano un faro sulle condizioni degli operatori e degli artisti.”
“Aver introdotto i voucher e aver deciso che in questo caso non è più necessario chiedere le agibilità rischia di aggravare ulteriormente le problematiche – conclude Bizi. Chiediamo con forza che venga fatta giustizia per la morte di Matteo e siamo a fianco della madre in questa giusta battaglia.”

Produzione culturale: petizione tecnico di palcoscenico
Slc Cgil sostiene la petizione di Paola, la madre di Matteo Armellini, il rigger morto il 5 marzo 2012 a Reggio Calabria, durante il montaggio del palco per il concerto di Laura Pausini.
La petizione è rivolta al neo-Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, al quale chiediamo di rivedere i contenuti del Decreto Ministeriale in materia di Sicurezza per gli spettacoli musicali, teatrali e cinematografici che era in via di promulgazione per volontà del suo predecessore, possibilmente accogliendo le critiche più volte mosse dalle parti sociali.

8 aprile 2014

0
0
0
s2sdefault

TUTTE LE NOTIZIE

Produzione culturale: conferenza stampa "Più cultura per lo sviluppo"

  18 Gennaio 2013
Perché Pompei e Venezia, emblemi del patrimonio culturale italiano, si sbriciolano? Perché l’Italia non raggiunge gli obiettivi minimi di spesa del programma "attrattori culturali" e deve restituire 33 milioni di euro all'Unione Europea? Perché i talenti artistici e...