E’ ormai da 5 giorni che il nostro Segretario Generale della SLC-CGIL di Verona ha iniziato lo sciopero della fame come estremo tentativo di provocare un avvio di confronto con i soggetti interessati dalla vertenza del Teatro “Arena di Verona”. Come sempre, ognuno può fare le proprie valutazioni sulle forme che si intendono adottare per sostenere le proprie ragioni. Per quanto mi riguarda intendo affermare che la scelta di Paolo Seghi è pienamente responsabile, maturata nel tempo a fronte dell’incapacità e dell’assenza di volontà di aprire il confronto da parte dei vertici del Teatro e dell’Amministrazione locale veronese. Avviene dopo mesi di mobilitazione, di scioperi, di iniziative pubbliche, di spettacoli offerti gratuitamente alla città, di un presidio che dura da parecchie settimane. La vicenda del Teatro Arena di Verona è, purtroppo, solo l’ultimo, in ordine di tempo, di una lunga serie di episodi che hanno riguardato le nostre più importanti istituzioni culturali e che hanno un unico comun denominatore: l’incapacità della politica, a tutti i livelli, di prendere atto dello straordinario patrimonio artistico rappresentato dai nostri Teatri: patrimonio che questo Paese ha avuto la fortuna di avere in eredità da chi ci ha preceduto e che sembra totalmente incapace di lasciare in eredità alle generazioni future. Nel mondo larga parte della cultura musicale classica parla la lingua del melodramma italiano e la storia musicale italiana è la sintesi perfetta di quanto di meglio il nostro Paese abbia offerto al mondo. Questa straordinaria tradizione rischia di essere travolta da una politica miope, ignorante e provinciale, incapace di guardare oltre il proprio naso e che si accontenta dei fasti della “Prima della Scala” senza avere la benché minima idea circa il fatto che le eccellenze culturali sono il frutto di un tessuto ampio, radicato nell’intero territorio nazionale che affonda nei secoli le proprie radici.
I teatri sono i “luoghi” che “identificano” le nostre città: non è forse l’Arena il simbolo conosciuto nel mondo della città di Verona? I nostri teatri non sono musei: sono centri di produzione che si avvalgono di professionalità eccellenti, tecniche e artistiche; sono la combinazione ineguagliabile e irripetibile di produzione industriale e artigianale; sono l’incontro tra il genio e la tecnica che trova nel teatro la combinazione perfetta.
Per questo Paolo Seghi ha deciso la forma più estrema nel tentativo di produrre quello che persone normali avrebbero già dovuto fare da tempo: confrontarsi e trovare assieme le migliori soluzioni possibili.
Lavoreremo assieme perché prevalga la ragione e l’intelligenza e perché nessuno debba più essere messo nelle condizioni di giungere a scelte estreme.
Massimo Cestaro
Segretario Generale SLC-CGIL