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Produzione culturale

E’ stata consegnata oggi da Slc Cgil la seguente lettera aperta al Ministro Bonisoli, nel corso di un presidio di fronte al Ministero.

Gli Enti Lirici nascono nel 1967 con la legge n.800. Nel 1996 la legge Veltroni n. 367 trasforma gli Enti Lirici Pubblici in Fondazioni di Diritto Privato con l’obiettivo di risolvere il problema della certezza delle risorse creando un sistema di finanziamento misto. Cambia lo stato giuridico dei teatri ma è fallimentare la formula per incentivare i Privati a finanziare le Fondazioni. Le varie leggi “di riforma” che si susseguono non centrano l’obiettivo ma tendono solo ad abbattere il costo del lavoro. In ultimo, l’art.24 della legge 160 dispone che lo squilibrio economico-patrimoniale ricada ancora una volta solo sui lavoratori come se fossero i dipendenti a gestire i teatri anziché i sovrintendenti e i Consigli di Indirizzo. Non è irrilevante che le possibilità previste dalla legge 160, possano essere messe in atto unilateralmente da parte della Fondazione Lirica.

I contributi pubblici (FUS e Istituzioni Locali) hanno subito una forte riduzione negli ultimi anni. Riteniamo profondamente sbagliata l’idea che a fronte di uno stanziamento insufficiente da parte del Fondo Unico dello Spettacolo si continui a chiedere un maggior impegno a Comuni e Regioni, disimpegnando lo Stato dal sostegno a questi teatri che non hanno una valenza locale, ma hanno il compito di far vivere ogni giorno la Lirica, che è un tratto identitario del Paese, grazie alla possibilità di fornire spettacoli di alto valore artistico.

In questi anni abbiamo assistito ad un lento declino del settore che inevitabilmente riduce la qualità, mentre questi teatri diventano luoghi per attività che nulla hanno a che fare con la lirica. Abbiamo contrastato una deriva determinata dall’impostazione che solo con la riduzione del costo del lavoro si possono salvare i bilanci. Questo ha comportato una erosione dei salari, perdita di posti di lavoro e la quasi scomparsa dei corpi di ballo.

Si è fatto finta di non capire che la stabilità della masse artistiche, l’alta e unica capacità del lavoro tecnico sono l’essenza di uno spettacolo lirico. Non si determina la pianta organica sulle reali necessità, ma operando ciecamente sulla riduzione dei posti di lavoro, si è creato una condizione di precarietà di molti lavoratori. Senza tener conto che la crisi debitoria, non risolta con gli interventi della Legge Bray, si traduce anche nel mancato pagamento degli artisti free lance, fenomeno estremamente negativo e pericoloso in prospettiva, perché questo farà fuggire i grandi artisti dal Paese. Non è più possibile continuare a fingere che troppo spesso gli spettacoli sono fatti con artisti aggiunti, non per necessità, ma per coprire posti che dovrebbero essere stabili, che questi lavoratori vedono ridurre enormemente i propri diritti, visto che si chiede loro di non lavorare a tempo determinato ma con finto lavoro autonomo. Persino ai mimi si impone il lavoro autonomo. Anche per il personale aggiunto in situazioni particolari, come quelli dell’Arena di Verona, assistiamo ad un’inesorabile erosione dei diritti di questi lavoratori, nonostante i sindacati abbiamo sottoscritto accordi che permettono di assumere questi lavoratori garantendo loro diritti e la sostenibilità per il teatro.

Invece, anche nei percorsi di ristrutturazione del debito abbiamo dovuto assistere ancora una volta all’incapacità delle Fondazioni Liriche di operare nella legalità. Nonostante le OO.SS. locali abbiamo avvisato e protestato sulla gestione delle uscite dei lavoratori, i teatri hanno operato e sono stati sconfessati dai tribunali. Ancora una volta le incapacità manageriali si traducono in costi per i teatri.

Ora assistiamo allibiti alla richiesta giunta ai lavoratori del Teatro Lirico di Cagliari e dell’Arena di Verona di restituire i premi percepiti diversi anni fa. Incredibile azione, visto che Consigli di Indirizzo, Sovrintendenti e Corte dei Conti non avevano evidenziato nulla. E nulla si imputa, in particolare ai Consigli di Indirizzo e ai Sovrintendenti.

Contestualmente un Contratto Collettivo Nazionale sottoscritto nel lontano 2014 non è ancora stato validato dai Ministeri Competenti.

Nulla si è fatto in questi anni per verificare se la gestione delle Fondazioni Liriche sia corretta. Riteniamo che vada aperto un focus da parte del Ministero sull’entità e il costo delle consulenze attivate a vario titolo.

Chiediamo che il Ministero si attivi per risolvere definitivamente la crisi dei Teatri Lirico Sinfonici, implementando il Fondo Unico per lo Spettacolo, facendo accordi con Comuni e Regioni per stabilire entità e certezza dei finanziamenti locali, riconoscere lo status di Enti Lirici a questi teatri, ridefinendo alle oggettive necessità le piante organiche.

Non condividiamo l’idea di separare le Fondazioni Liriche dai restanti soggetti che hanno accesso al FUS, riteniamo piuttosto che vadano attivate tutte le sinergie anche con Teatri di Tradizione e Festival.

Chiediamo che in una revisione generale della legislazione riguardante le Fondazioni Lirico Sinfoniche si annullino gli effetti sui rapporti di lavoro della legge 160, salvaguardando il patrimonio materiale e immateriale di questi grandi teatri, che portano nel mondo le loro Produzioni e diffondono anche la nostra cultura e la nostra lingua.

Devono trovare particolare tutele le masse artistiche e tecniche che sono parte essenziale e non comprimibile delle produzioni di qualità.

Ci opporremo a richieste improprie di restituzione dei premi, di ulteriori operazioni di abbassamento del costo del lavoro e di precarizzazione dei posti di lavoro.

E’ ora di dire basta a tutto quello che è stato fatto in questi anni che ha mirato unicamente a ridurre l’offerta lirica di questi grandi teatri.

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