Roma 27 luglio 2020
Spett.le MIBACT
Ministro on. Dario Franceschini
S.G. dott. Salvo Nastasi
D.g. dott. Onofrio Cutaia
p.c. Spett.le ANFOLS
p.c. Spett.le AGIS
Oggetto: ripartenza Fondazioni Lirico Sinfoniche
Come è noto il settore dello spettacolo è stato ed è interessato da disposizioni specifiche per la ripresa degli spettacoli, che prevedono tutele per i lavoratori e il pubblico.
Anche l’attività delle Fondazioni lirico sinfoniche sta lentamente, troppo lentamente, ripartendo, ma dobbiamo denunciare che questo avviene, ancora una volta, a scapito dei lavoratori più “deboli” perché gli spettacoli sono per la maggior parte dei casi in forma “semiscenica”. In questo modo si tagliano i costi di tutti i reparti e quelli sull’occupazione.
Tutti gli aggiunti, che erano certi di poter riprendere la propria attività, nella generalità dei casi non vengono richiamati e per loro si è fermato anche il percorso di stabilizzazione previsto, che avrebbe permesso una condizione di gestione ordinaria delle masse artistiche, tecniche e amministrative. E’ inspiegabile e non giustificato questo stop.
Ancora una volta le OO.SS. saranno chiamate a grandi responsabilità per garantire continuità a questi lavoratori, nella vacanza degli impegni politici.
Accanto a questo problema si aggiunge il fatto che la garanzia di un CCNL per questo settore pare essere un’utopia. E’ noto infatti che il rinnovo del CCNL firmato nel lontano 2014, non ha ottenuto la necessaria validazione. Ricordiamo che questo CCNL non aveva ulteriori costi, ma cercava di
riportare ad una condizione accettabile la contrattazione di secondo livello. Se si fosse ottenuta questa validazione, i lavoratori dipendenti avrebbero ottenuto una diversa garanzia di salario anche in questa fase di emergenza.
Riteniamo il mancato rinnovo del CCNL una grave violazione dei diritti dei lavoratori, che si esplica anche nell’impossibilità di garantire tutele maggiori ai lavoratori atipici, siano essi intermittenti o lavoratori a cui si impone il lavoro autonomo, imponendo di conseguenza condizioni unilaterali.
Queste professioni non sono infatti regolate dall’vigente CCNL.
Non aggiornare un CCNL significa anche non determinare una possibile regolazione di queste attività, permettendo che questi teatri scarichino i loro problemi su questi lavoratori che hanno pagato più di tutti le sospensioni/annullamenti.
In questa cauta e timida ripresa, le Fondazioni liriche, di nuovo, impongono condizioni sui compensi e sui diritti davvero inaccettabili, con accezioni diverse da teatro a teatro.
Per meglio chiarire è necessario descrivere quello che avviene nella preparazione di un’opera lirica, ovvero che molte figure si aggiungono per garantire la produzione.
Si va dai creativi come registi, assistenti registi, coreografi, costumisti, scenografi, light designer, maestri d’armi, assistenti, agli interpreti, quali i cantanti, danzatori, mimi, attori, acrobati, figuranti, figuranti speciali, comparse.
Per la maggior parte di queste figure professionali si impone la partita iva o comunque il lavoro autonomo.
E’ evidente che una parte di queste professioni non può considerarsi lavoro autonomo e che tale modalità viene imposta semplicemente per evitare ricorsi di stabilizzazione.
Segnalo che si verifica anche che attività di danza vengano contrattualizzate come “mimo” perché come è noto il contributo previdenziale per il danzatore è maggiore, ma questo nuoce gravemente a questi professionisti che hanno la possibilità, se hanno quei contributi riferiti allo specifico codice prevalenti, di andare in pensione anticipatamente perché è evidente che si tratta di attività usurante.
Aver imposto a questi lavoratori il lavoro autonomo significa anche che a loro si sono imposte condizioni capestro, tutte a favore dell’impresa e a discapito dei professionisti, che hanno comportato per loro un danno consistente quando gli spettacoli sono stati annullati.
Per i “creativi” si prevede il pagamento solo a spettacolo avvenuto, non si tiene conto del lavoro preventivo che è la maggior parte di quello che viene effettuato prima dello spettacolo. In questo caso se lo spettacolo viene annullato il professionista non riceve alcun compenso, nemmeno a titolo di risarcimento perché il contratto non lo prevede.
A mero titolo di esempio il regista è il primo che comincia a pensare al progetto e collabora poi con lo scenografo, il costumista, il coreografo, il light designer e gli assistenti. Questi professionisti vengono quindi coinvolti dal regista e il progetto, i bozzetti di costumi e scene vengono poi presentati al Teatro, che spesso chiede cambiamenti consistenti o decide di annullarlo senza pagare alcun compenso.
Ad esempio all’estero si chiede che i registi presentino il concetto, ovvero il progetto e dopo le considerazioni del teatro si attivano gli altri creativi.
Per gli “interpreti” non si prevedono compensi per le prove, solo un compenso forfettario.
Per quanto riguarda le trasferte e i relativi costi, all’estero sono a carico dei teatri, non in Italia.
Segnalo che per questi professionisti svolgere la propria professione significa vivere la maggior parte dell’anno al di fuori della propria residenza.
Abbiamo potuto verificare che i contratti sottoscritti sono “contratti ciclostile” alcuni fanno addirittura ancora riferimento al “collocamento dello spettacolo” che è stato soppresso nel 2008!
Quindi, rispetto agli spettacoli che sono stati annullati, i compensi concordati per questo lavoro e i costi di trasferta non sono stati pagati.
Solo in qualche specifico e raro caso si è provveduto a risarcire in parte i professionisti dei costi di trasferta.
Immaginavamo che questa grave situazione facesse riflettere tutti, e che la ripartenza avrebbe creato situazioni diverse.
Non è successo, anzi, le condizioni imposte sono addirittura peggiorate.
Questo è successo sia nelle Fondazioni lirico sinfoniche, che nei Teatri di Tradizione e nei Festival.
Ogni teatro impone diverse condizioni, si va da compensi ridicoli come compensi forfettari che comprendono prove e spettacolo molto al di sotto dei compensi minimi giornalieri previsti dal CCNL degli scritturati da teatri e compagnie professionali, alla cessione gratuita a qualsiasi titolo dei diritti
di immagine.
Ricordo che il minimo fissato dal CCNL degli scritturati è riferito al compenso individuato appunto come minimo per le giornate di prova e di spettacolo e il medesimo Contratto Collettivo fissa regole che garantiscono maggiormente la continuità.
Si impone ancora l’autonomia, anche quando non è sostenibile, prevedendo le medesime clausole in caso di interruzione per forza maggiore. In qualche caso nella definizione di forza maggiore si sono aggiunte le “disposizioni per arginare epidemie”!
Quindi a questi lavoratori si impongono per i futuri spettacoli le medesime condizioni anche in quella che è una evidente e superiore incertezza rispetto agli possibili annullamenti degli stessi.
Tenendo conto che proprio per salvaguardare le produzioni e l’esistenza di questo comparto il MIBACT ha garantito le quote FUS, pur essendo certi che questo non garantirà il comparto nel tempo, riteniamo comunque che il Ministero debba spendersi con questi teatri perché diano maggiori garanzie a questi professionisti che hanno pagato più di tutti questa crisi, soprattutto perché ad oggi non è dato sapere quando si potrà riprendere normalmente l’attività.
Chiediamo anche che, in questa fase di riduzione dell’attività, venga pubblicato lo “schema tipo” per stabilizzare i lavoratori precari, anche perché prima dell’avvio dei concorsi, come è disciplinato dalla stessa legge, sono necessari dei passaggi amministrativi.
Chiediamo insomma che gli eccezionali sforzi messi in campo dal Governo e dal Mibact, che comunque devono essere integrati come dai noi richiesto nell’audizione congiunta Mibact e Ministero del Lavoro, debbano individuare precise e definite regole per tutelare anche i lavoratori al di là dello statuts di dipendente, autonomo o precario che ora li riguardano.
Colgo l’occasione per inviare distinti saluti.
Emanuela Bizi
Segretaria Nazionale SLC CGIL
Area Produzione Culturale