A fronte di continue segnalazioni ricevute da parte di lavoratrici e lavoratori che denunciano la richiesta da parte di alcune aziende/organizzatori di spettacoli di fornire il certificato vaccinale (c.d. green pass) rendendolo obbligatorio per poter lavorare e che addirittura, abbiano iniziato a richiedere l’esibizione del certificato vaccinale in sostituzione del tampone, SLC CGIL, FISTEL CISL, UILCOM UIL, ribadiscono che non esiste alcuna norma che legittimi tale richiesta. I lavoratori sono tenuti esclusivamente ad effettuare il tampone osservando le tempistiche previste e tale procedura resta totalmente a carico degli organizzatori degli spettacoli e/o eventi, sia da un punto di vista organizzativo che economico. Si ricorda, a tale proposito che le spese sostenute per i tamponi possono beneficiare di un credito d’imposta.
In assenza di un mutamento del quadro normativo di riferimento, la scelta unilaterale di applicare il c.d. “green pass”, in aggiunta o in sostituzione del tampone, è da considerare arbitraria ed illegittima (peraltro la ratifica di tale procedura dovrebbe essere effettuata attraverso una concessione da parte delle istituzioni nazionali preposte).
Tale comportamento inoltre induce inevitabilmente all’apertura di possibili contenziosi per atti discriminatori, inutili e controproducenti rispetto alla necessità di rafforzare la cultura e l’applicazione delle misure anti-contagio. Non si può rischiare di relegare in un ambito di posizioni contrapposte l’importanza sociale della campagna vaccinale.
Tali richieste poste in essere dalle aziende/organizzatori in questione vanno in controtendenza rispetto alla necessità di promuovere una cultura condivisa della sicurezza. Tali comportamenti vanno pertanto censurati ed interrotti.
Inoltre nelle difficoltà che il settore vive per la ripresa delle attività in forma ridotta, non è possibile scaricare sui lavoratori l’incertezza di questo periodo. Purtroppo assistiamo invece all’introduzione nei contratti individuali di lavoro proposti ad artisti e tecnici, di una clausola che permetterebbe all’azienda proponente di rivedere o addirittura annullare il compenso in caso di ridotto accesso del pubblico agli spettacoli a causa di norme o direttive di prevenzione del contagio.
Tale clausola, va ritenuta illegittima e vessatoria e non trova fondamento in nessuna norma contrattuale.
E’ a nostro avviso necessario, in una fase tanto delicata, evitare comportamenti improvvisati e lesivi per le lavoratrici e i lavoratori e per la sicurezza dell’intero settore.
SLC CGIL, FISTEL CISL, UILCOM UIL invitano le aziende/organizzatori, alla gestione virtuosa degli importanti protocolli sanitari sottoscritti dalle parti, dando sin da ora la disponibilità ad un loro costante aggiornamento che tuteli il lavoro e gli spettatori.
Roma, 6 agosto 2021
Le Segreterie Nazionali
SLC-CGIL FISTEL-CISL UILCOM-UIL