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Produzione culturale

18 maggio 2023

 
Spett.li Commissioni riunite
                                                                                     VII Cultura, Scienza e Istruzione
XI Lavoro pubblico e privato
 della Camera dei Deputati
 
 
OGGETTO: Audizione CGIL – SLC CGIL del su Risoluzione 7/00083.
 
Ringraziamo le onorevoli Commissioni VII e XI dell’invito e per l’attenzione rivolta al comparto dello spettacolo con la Risoluzione 7/00083 di cui all’oggetto.
Ma più in generale riteniamo essenziale un’attenzione complessiva al settore da parte del Parlamento e del Governo, perché grande attesa si registra da parte del mondo del lavoro nello spettacolo affinché si realizzi un cambiamento strutturale anche nel sistema di welfare e nelle condizioni di lavoro in cui maestranze, tecnici ed artisti versano, da sempre, in un settore che ha rivestito e riveste tuttora il ruolo di eccellenza nelle professioni tecniche e creative e che non ha mai avuto i giusti riconoscimenti per l’importante ruolo sociale, economico e di sviluppo per la cultura e la democrazia, che riveste per il nostro Paese.

Da tempo la CGIL ritiene necessaria una maggiore attenzione – ovviamente anche sul profilo previdenziale - per le lavoratrici e i lavoratori del settore dello spettacolo, che è sicuramente caratterizzato da rapporti di lavoro brevi o discontinui e con situazione contributive che spesso non consentono l’accesso alle prestazioni, nonostante un impiego continuativo nella professione.
La pandemia ha accentuato delle situazioni di fragilità di questo settore che la CGIL aveva più volte denunciato, ma ha anche prodotto, quasi obbligatoriamente un’attenzione crescente al comparto da parte delle istituzioni ed una consapevolezza che ha portato alla maturazione della necessità da parte di lavoratrici e lavoratori di vedersi riconosciuti diritti e tutele sociali. Si sono concretizzate in quel periodo diverse realtà associative e diversi movimenti che hanno fatto richieste a gran voce di regolazione normativa e di tutela. Si sono succedute indagini anche parlamentari che hanno delineato con sempre maggiore precisione le caratteristiche del lavoro in questo settore.

Le OO.SS. confederali hanno in questo periodo rivestito un ruolo importante di rappresentanza delle istanze provando a dare valore ai bisogni espressi e tentando di rendere le possibili soluzioni ai tanti problemi emersi coerenti con il sistema giuslavoristico italiano e con il nostro mercato del lavoro garantendo la peculiarità ed assoluta specificità del settore, per il modo con cui si espleta la prestazione lavorativa e per le sue caratteristiche intrinseche. 
Si è realizzato un lavoro importante durante il periodo pandemico che ha portato all’approvazione della legge delega sullo spettacolo n. 106 del luglio 2022, di cui si attendono i decreti attuativi, cui le OO.SS. hanno dato il loro contributo nella fase progettuale.

Siamo stati, in quella fase di costruzione della norma, sostenitori della tesi sulla necessità di avere un approccio alla Riforma dello spettacolo che avesse una visione di sistema, perché ogni sua parte riveste un ruolo strategico per l’efficacia che può rappresentare nel risultato complessivo. A partire dall’indennità di discontinuità (per cui lo stanziamento operato in Legge di bilancio è un inizio, seppur non sufficiente), al ruolo dello sportello utile a consentire l’emersione del nero ma più in generale a semplificare la possibilità di operare versamenti contributivi e verificare la propria posizione contributiva, così come il ruolo dell’osservatorio e della formazione anche nell’ottica del riconoscimento delle professioni tecniche ed artistiche (questo è un settore dove prolifera un’attività formativa non riconosciuta).

Così come è ormai acquisita la consapevolezza del ruolo decisivo che riveste la contrattazione collettiva, che consente di garantire minimi salariali adeguati oltreché diritti e tutele. Sono ad oggi aperti tavoli negoziali per il rinnovo dei contratti collettivi di lavoro nei settori del Cine audiovisivo e per le Fondazioni lirico sinfoniche che puntano ad includere nelle piattaforme rivendicative figure sino ad oggi escluse dalla contrattazione collettiva e a ridurre precarietà e sfruttamento. Ed è in procinto l’apertura di tavoli per i teatri e le cooperative sociali che spesso sono le imprese che promuovono i grandi eventi musicali.
Il ruolo di rappresentanza del Sindacato ha assunto negli ultimi tempi una sempre maggiore forza e rilevanza, aumentando notevolmente i propri iscritti. 
 
Considerando la complessità della normativa previdenziale dei lavoratori dello spettacolo e degli sportivi, riteniamo altrettanto utile predisporre uno o più tavoli tecnici rivolti all’approfondimento e all’applicazione delle normative e di conseguenza alla stesura di messaggi e circolari anche per rivedere strumenti in vigore, troppo spesso pensati senza tener conto delle specificità del lavoro nello spettacolo dove l’utilizzo di diverse forme contrattuali in capo ad un singolo lavoratore sono l’ordinarietà. È possibile avere contestualmente un contratto autonomo e subito dopo subordinato a tempo determinato o intermittente ed è dunque fondamentale utilizzare strumenti che tengano conto della realtà.

 L’Alas (disoccupazione per gli autonomi) lodevole intervento che rompe un tabù sul lavoro autonomo, tuttavia non funziona e centinaia di richiedenti  si vedono rifiutare la domanda con motivazioni palesemente non aderenti alla realtà, (alcuni casi hanno la richiesta di riesame “in lavorazione” da oltre un anno), erogazioni interrotte immotivatamente, etc. Uno dei problemi alla base di questa misura è che solo gli “esercenti attività musicale” sono lavoratori autonomi per INPS nonostante anche altri lavorino con partita iva, ciò provoca una grande confusione. Un altro dei problemi che complicano il funzionamento di Alas è che i lavoratori hanno diversi datori con i quali si instaura una tipologia di rapporto di volta in volta differente, con spesso contratti sia da dipendente che da autonomo in capo allo stesso soggetto, è la normalità nel settore. Sarebbe molto più efficace estendere la Naspi anche agli autonomi, visto che la modalità di contribuzione è la stessa.
 
La dichiarazione contributiva obbligatoria introdotta dal decreto “sostegni bis” non viene attualmente rilasciata dalla maggior parte dei datori (a volte neppure quando espressamente richiesta) nonostante sia prevista una sanzione che di fatto non viene applicata. Infatti, non vi è alcun controllo e non vengono esercitate sanzioni.
Teniamo a precisare che per i lavoratori iscritti all’ex Enpals, ancora oggi non è possibile conoscere la consistenza della propria posizione assicurativa, sia per quanto concerne il diritto che la misura della prestazione pensionistica.

Diverse le criticità che le OO.SS. di categoria e i Patronati del raggruppamento Cepa, hanno rappresentato all’INPS, come quella che riguarda lo svolgimento di prestazioni di lavoro discontinuo e intermittente a tempo indeterminato degli artisti, tecnici, amministratori e ausiliari dipendenti da società cooperative e imprese operanti nel settore della produzione culturale e dello spettacolo. A nostro avviso – stante la natura discontinua e intermittente della tipologia di rapporto di lavoro – tali lavoratori devono appartenere al raggruppamento A o B e non al raggruppamento C in quanto non raggiungono, a causa della discontinuità, le 312 giornate, in alcuni casi neanche le 120 (dal 1° luglio 2021 pari a 90) o le 260.

Per garantire un assegno pensionistico dignitoso, sicuramente è da rivedere la base di calcolo per gli iscritti al FPLS dopo 1995. Per chi è iscritto dopo il ’95 il nuovo metodo di calcolo si basa esclusivamente sulla contribuzione effettiva la cui media (su 13 mensilità) dovrebbe essere non inferiore alla pensione sociale, ma molti non riusciranno ad ottenere un importo neanche lontanamente vicino all’attuale pensione sociale e quindi non matureranno mai il diritto alla pensione. Questo porta anche alla ulteriore conseguenza che chi è iscritto dopo il ’95 cerca di lavorare in nero perché i contributi versati andrebbero persi. 

Moltissimi lavoratori dello spettacolo vengono spesso scritturati all’estero (peraltro questa pratica viene favorita dall’UE) ma, salvo i pochi casi in cui ci sia un accordo tra i Paesi e sia possibile utilizzare il modulo A1, è impossibile avere versati i propri contributi. Questa problematica coinvolge tutti i lavoratori scritturati all’estero e in modo più accentuato alcuni ambiti come quello della lirica (registi, coreografi, scenografi, costumisti, cantanti, direttori d’orchestra, etc), quello della danza e quello dei grandi eventi, settori in cui il lavoro all’estero è all’ordine del giorno. Inoltre anche nel caso in cui sia possibile richiedere i contributi con l’A1 è un iter lungo, complesso ed economicamente oneroso per il professionista; i contributi tramite A1 o quelli versati all’estero si ricongiungono a fine carriera e, non risultando nel proprio estratto conto contributivo, non possono essere conteggiati per l’accesso a tutele cui si avrebbe diritto. Quindi è necessario trovare delle soluzioni.
 
Per quanto riguarda la questione specifica che veniva posta al centro della risoluzione, ossia l’applicazione del limite massimo di retribuzione giornaliera pensionabile nella determinazione della “Quota B”,  teniamo a precisare agli onorevoli che pur non condividendo la posizione assunta dalla Corte di Cassazione, abbiamo avuto un altro pronunciamento, sempre di Cassazione, con la sentenza n. 11970 del 5 maggio 2023, che ha ribadito quanto deciso in precedenza con la sentenza n.38018 del 29 dicembre 2022, citata nella risoluzione in discussione.
 
Relativamente alla legge delega in questa sede ci teniamo a sottolineare che per la salvaguardia e la crescita delle misure di tutela durante l’attività lavorativa a partire dal reddito di discontinuità è necessario che le misure siano incastonate in un sistema organico (ecosistema normativo) in cui le componenti per funzionare sono tutte collegate e interdipendenti e  abbiano come fulcro lo sportello per lo spettacolo previsto dalla legge , che dovrebbe riunire le informazioni e i servizi per i lavoratori dello spettacolo in modo da rendere il tutto immediato, chiaro, trasparente e di facile accesso.

Questo sportello dovrebbe costituire il nodo cruciale per il funzionamento pratico/burocratico efficace del sistema nel suo complesso e sarebbe strumento di semplificazione e supporto permettendo di usufruire di tutti i servizi sia per i lavoratori sia per le realtà datoriali (indicativo che la simulazione della pensione sul portale non è attualmente disponibile per questi lavoratori, questo perché il lavoro nello spettacolo ha meccanismi differenti dagli altri settori, ad esempio un singolo lavoratore fa la sua normale attività con diverse tipologie di rapporto di lavoro e in mancanza di norme appropriate ciò crea grande confusione.

Ringraziamo gli onorevoli e la Commissione con l’auspicio che si possa realmente intervenire su un settore così delicato e strategico per il nostro paese e che si costituisca un tavolo che veda le Organizzazioni Sindacali interloquire nelle fasi strategiche dell’attuazione normativa.
C’impegniamo, inoltre, ad inviare il documento unitario redatto ad uso del Ministero della Cultura e del Lavoro per la realizzazione della Legge Delega sullo spettacolo n. 106 del luglio 2022 e il contributo alla presente audizione.
 
CGIL e SLC CGIL
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