Leggendo le dichiarazioni stampa dell’on. Andrea Romano, sottoscrittore, assieme ad altri 36 deputati, di una proposta di legge che vuole superare il regime di monopolio nel quale opera la SIAE, ci si chiede come mai la politica insista su questo argomento, dopo che ormai tutti hanno dovuto prendere atto dei danni provocati agli artisti dal pasticcio della liberalizzazione nel campo dei diritti connessi (vedi l’IMAIE), tutt’ora non risolti.
Proprio oggi, al workshop organizzato da Confindustria Radio e Televisione, si è parlato di come tutelare il diritto d’autore dalla pirateria facilitata dai nuovi sistemi digitali. Un fenomeno che procura un danno al settore stimato in quasi tre miliardi, e una ricaduta diretta su autori ed artisti non soltanto in termini economici ma anche occupazionali, essendo stata stimata la perdita di ben 20.000 posti di lavoro.
Le nuove tecnologie rischiano di danneggiare direttamente quello che Kant definiva essere un diritto primario e irrinunciabile a tutela della creatività umana.
Come in occasione del diritto connesso c’è chi decide di buttare l’acqua con il bambino. Vogliamo ricordare a chi si cimenta su materie tanto delicate, che questo diritto per gli autori e gli artisti diventa un reddito, in un Paese che non garantisce tutela alcuna agli artisti stessi.
Manca una legislazione di sistema del settore, mancanza che viene pagata pesantemente proprio da chi contribuisce alla cultura di questo Paese.
Vogliamo ricordare agli onorevoli deputati che gli artisti non soltanto non hanno tutele, e gli attuali criteri per ammortizzatori quali la mini Aspi e lo stesso calcolo per i requisiti previdenziali li escludono dalla possibilità di utilizzo.
E’ possibile pensare che un artista o uno scrittore debbano veder messi in discussione i pochi diritti che hanno e che nessuno si preoccupi di offrire una vita dignitosa a chi contribuisce a far grande l’Italia?
Emanuela Bizi SLC CGIL nazionale Produzione Culturale