Nella giornata del 31/3 si è effettuato il confronto, previsto dalla legge in caso di cessioni di ramo di azienda, relativo alla rete fissa di Poste mobile.
Così come recita la legge, in caso di cessione la cedente dovrebbe dare spiegazioni in merito alle ragioni che determinano la cessione in oggetto.
Questa è stata la nostra richiesta.
Sappiamo infatti che una scissione di questa natura potrebbe avere come eventuale conseguenza la vendita di Poste mobile, scelta che, se praticata, risulterebbe sbagliata e dannosa come già detto dal nostro Segretario Generale nell'incontro con l'Amministratore Delegato di alcuni mesi fa, quando già alcuni articoli di stampa ventilavano una possibilità di questa natura.
Le riposte della delegazione aziendale presente al tavolo negoziale sono state decisamente vaghe ed evasive.
Di fatto i più di 3 milioni di clienti di Poste Mobile fruiscono, attraverso la SIM e le diverse applicazioni, dei molteplici servizi di Poste Italiane. Ogni gestore di telefonia mobile è identificato commercialmente sulla base della qualità e della quantità dei servizi offerti ed è questo il valore aggiunto preminente di Poste Mobile
Per questo riteniamo grave questa operazione di scorporo della rete fissa da quella mobile, sbagliata se funzionale alla vendita di Postemobile, incoerente con le logiche di piano industriale che hanno sempre sotteso la forte integrazione dei servizi forniti dalle aziende del Gruppo.
Per questo motivo non abbiamo sottoscritto il verbale di accordo richiesto dall'art 47 e chiediamo una decisa accelerazione dell'appuntamento previsto con l'Amministratore Delegato.
La Segretaria Nazionale Area Servizi
Cinzia Maiolini
Maiolini (Slc Cgil): decisamente vaghe le ragioni dello "spezzatino" di Poste mobile
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