La lezione più difficile da imparare per un soldato è ubbidire agli ordini che ritiene sbagliati.
Registriamo con sorpresa che alla nostra lettera indirizzata a Poste Italiane sui ritardi non più tollerabili sull’avvio dei lavori contrattuali abbiamo ricevuto una pronta e piccata risposta dal resto del mondo sindacale aziendale. Neanche si trattasse di una qualche forma di “riflesso incondizionato”.
Pur sfuggendoci onestamente il nesso di casualità, ed essendo sicuri si sia trattato di un fraintendimento banale, vogliamo rassicurare gli amici e colleghi che a noi è ben chiara la responsabilità di chi sta ritardando l’apertura del tavolo contrattuale e, soprattutto, ci è ancora più chiara l’idea che l’unità sindacale sia la via maestra per ottenere un giusto rinnovo.
Ma l’unità sindacale è un mezzo e non un fine e poiché non riteniamo Poste italiane sia una caserma in cui si possa ordinare a qualcuno di “rientrare nei ranghi”, ben venga quindi un confronto franco fra le varie anime del movimento sindacale, senza che nessuno si senta il responsabile dei “tempi e dei metodi” con i quali si interloquisce con l’Azienda.
Roma, 17 febbraio 2021
Nicola Di Ceglie
Segretario Nazionale SLC CGIL Area Servizi Postali