Roma, 24 giugno - I ritmi di lavoro compromettono la salute psicofisica dei portalettere e degli sportellisti di Poste Italiane, sia sul posto di lavoro sia nella vita privata. E' uno degli esiti più cristallini dell'indagine "Tempi moderni, vecchio male" presentata stamattina all'Inail da Slc Cgil, Inca Cgil, Fondazione Di Vittorio e Ires Emilia-Romagna.
Ad aggravare il quadro, un dato incontrovertibile emerso dagli oltre 6mila questionari: per via del sottorganico, l'orario di lavoro è spesso più lungo delle 36 ore contrattuali. A volte viene regolarmente retribuito come straordinario, altre resta semplicemente lavoro non pagato.
Ritmi intensi da tenere per orari prolungati si traducono in malattie professionali. Comuni alle figure interpellate sono i disturbi muscolo-scheletrici, a cui si aggiungono quelli oculistici per gli sportellisti che non riescono a effettuare le debite pause dal videoterminale. Tra i fattori di disagio psicosociale dovuti a una simile organizzazione del lavoro, spicca la difficoltà di conciliare vita privata e lavorativa.
In uno scenario del genere, "la privatizzazione può essere pericolosa - ammonisce Riccardo Saccone, Segretario generale Slc Cgil - perché introduce uno sfruttamento maggiore". Anche per questo, promette, "nei prossimi mesi Poste Italiane sarà al centro del nostro agire sindacale".
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