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Lunedì 23 Gennaio 2017 si è tenuto l’incontro tra l’azienda TIM, il coordinamento nazionale delle RSU e le segreterie nazionali SLC, FISTEL,UILCOM.
Questo incontro è stato il primo del 2017 ed anche il primo a seguito della vertenza ancora in piedi, dopo la disdetta unilaterale dell’azienda del 6 ottobre del contratto di secondo livello del maggio 2008.
La premessa è quella che si arriva a questo appuntamento senza che l’azienda abbia fornito nel frattempo segnali di distensione o di buon senso, salvo rispondere su pagine aziendali e alcuni quotidiani, affermando che tutto quello che stava accadendo era solo frutto di chi, nell’idea di rappresentare l’interesse dei lavoratori, si lasciava andare a supposizioni ed analisi non veritiere.
La stessa azienda che per distendere il clima comunicava poi il trasferimento di 56 lavoratori delle aree di staff da Torino e Milano a Roma.
La disdetta non era tale ed il merito messo in discussione, ovvero cancellato, non era la verità.
Se così fosse, la riuscita dello sciopero del 13 dicembre, con percentuali mai viste in questa azienda (oltre il 70%) sarebbero state solo il frutto di una infatuazione collettiva.
La cruda realtà dei luoghi di lavoro è ben diversa, e ce lo testimoniano i lavoratori giorno dopo giorno, realtà in cui sempre di più la disaffezione verso l’azienda è in aumento, figlia di una politica aziendale che nel definirsi nuova, con lotta agli sprechi e valutazione del merito delle persone e della correttezza, tutto fa tranne che andar dietro ai propri dettami.
Le linee aziendali vengono messe sotto pressione ogni giorno con disposizioni lavorative sempre meno comprensibili, l’organizzazione del lavoro immutata, piena di anomalie che non permettono ai lavoratori (che devono continuare ogni giorno a tappare le falle di una organizzazione che non funziona) di esprimere in termini di produttività vera quanto realizzano o potrebbero realizzare nonostante tutto ogni giorno.
La disdetta, termine con cui l’azienda inizia l’incontro, viene definita come un riposizionamento coerente delle spese in una logica di razionalizzazione dei costi. La disdetta nelle intenzioni aziendali è solo “uno spunto di riflessione”, per valutare una nuova normativa senza nessuna forzatura !!!.
Avremmo preferito ascoltare queste frasi in una lingua che a noi fosse incomprensibile, questa riflessione aziendale mette le mani nelle tasche e nei diritti dei lavoratori, tramite una serie di manovre che come già scritto il 21 ottobre sanno di ricette tanto antiche quanto sbagliate e controproducenti , nulla è cambiato sotto il sole da quel comunicato in cui abbiamo dichiarato a tutti quali erano e quali sono i nostri obbiettivi primari.
L’azienda espone le materie oggetto dell’esame congiunto, previste dal CCNL delle TLC per esperire la formalità di modo da avere dal suo punto di vista fatto quello che doveva per poi poter procedere sulle materie di: Orario di lavoro, flessibilità tempestiva, ferie collettive coatte, modalità fruizione ef, timbratura in postazione, multi periodale per i tecnici on field e reperibilità.
Viene illustrato anche il nuovo regolamento aziendale , informativa di carattere unilaterale (è solo una informativa e non una forzatura !!!) che cancella le attuali ferie riportando l’azienda a quanto previsto dal contratto di settore, riduce le ef, cancellata la maggiorazione del 7% sul lavoro ordinario feriale fascia 20‐22, eliminato il mancato rientro in sede, entro provincia solo piè di lista a 10,87 fino al 5s, 20 euro per i livelli 6, 7 e Q…… sino al 5s seguono uno stretto regime dietetico. Viene modificato interamente il trattamento fuori provincia e anche il capitolo sui trasferimenti per servizio e quelli a domanda.
Nel fornire chiarimenti l’azienda dichiara come l’illustrazione è quanto già previsto nel documento del 6 ottobre.
Il Sindacato ha contestato per l’ennesima volta tutto, dal metodo al merito, la storia dei tavoli che non ci sono vanno imputati ad un’azienda che dal 21 ottobre, dopo l’uscita del comunicato unitario ed anche in seguito allo sciopero del 13 dicembre, non ha mai provato a chiamare le organizzazioni sindacali per provare a costruire un percorso in cui si partisse da uno stop della disdetta o dal suo ritiro, per aprire un tavolo vero di confronto in cui le parti fossero in grado di discutere dei veri problemi aziendali, a partire dalle esigenze di ambo le parti del tavolo.
Tim ha deciso di sposare la linea della intransigenza e della disponibilità a discutere solo di riduzione dei costi sulle spalle dei soliti noti, senza portare gli elementi che da ottobre abbiamo descritto nelle nostre comunicazioni, premio di risultato, pregresso e futuro, organizzazione del lavoro generale per capire dove vuole andare questa azienda, Agcom e sue ricadute nel mondo wholesale, piano industriale.
Chiediamo troppo??!! NON CREDIAMO!!! Forse dovremmo sederci a questi tavoli per elemosinare una riduzione del danno come unica strada vertenziale percorribile dal sindacato, determinando così la funzione quasi esclusivamente notarile, frutto di una logica sbagliata, quella del “ tanto le aziende vanno avanti” rischia di essere una linea pericolosa che si diffonde come un virus in tutte le realtà.
Il settore delle TLC, già dilaniato da vertenze drammatiche, avrebbe bisogno invece di recuperare ed in fretta una discussione vera nella quale le imprese si assumano una volta per tutte le responsabilità sociali anziché scaricarle sulle spalle del sindacato e intraprendano ( non è mai troppo tardi) una strada diversa che valorizzi il lavoro anziché ritenerlo solo un costo da comprimere.
Certe logiche le stanno pagando a caro prezzo, in questa fase, solo i lavoratori, ma la vista lunga ci fa pensare che il sistema delle imprese, quelle vere, pagheranno un prezzo in termini industriali un minuto dopo, travolte dalla logica del massimo ribasso che sta trasformando questo paese in una società di servizi.
Continueremo la lotta con tutti i lavoratori Tim a partire dallo sciopero di settore del primo febbraio; abbiamo oggi aperto le procedure di raffreddamento nei confronti della Tim per un ulteriore pacchetto di scioperi, perché stiamo dicendo all’azienda di sospendere la disdetta unilaterale e riflettere bene sul da farsi, prima di trasformare i luoghi di lavoro in ambienti in cui la rabbia dei lavoratori cova quotidianamente e la disaffezione aumenta ogni giorno di più.
Non siamo quelli del no a prescindere, ma neanche siamo coloro che si limitano a fare i notai che ratificano scelte (sbagliate) altrui.
La Segreteria Nazionale di Slc Cgil

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