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Con una certa sorpresa il 20 febbraio u.s. alle 14.00 – un’ora prima dell’orario dell’incontro previsto per il pomeriggio della stessa giornata - ci è pervenuta una comunicazione da parte del MISE con la quale viene convocata per martedì 28 febbraio p.v. una riunione sulla vertenza riguardante il sito Almaviva di Napoli.

Una comunicazione che ci ha sorpreso e perplesso non soltanto per la brevità del preavviso e l’assenza di qualsiasi motivazione ma anche in considerazione del fatto che la data del 20 febbraio fosse stata il frutto anche di una ripetuta sollecitazione da parte del MISE stesso, nel corso dell’incontro del 7 febbraio u.s. ad accelerare i tempi, che ha richiesto alle parti di fissare l’incontro nel pomeriggio del 20 febbraio, in luogo della mattina del 21 febbraio come inizialmente le stesse avevano ipotizzato.

Peraltro l’incontro del 20 sarebbe stato utile a chiedere anche chiarimenti su una vicenda che, oltre alla estrema durezza e drammaticità dei temi in essere, evidenzia una serie di anomalie che alimentano ulteriori perplessità, a partire da un verbale di accordo sottoscritto il 16 febbraio u.s. presso il MISE tra Almaviva Contact e le RSU, del quale nessuno ci ha dato comunicazione ufficiale. Questo senza considerare che il percorso di confronto tra le parti, definito nell’incontro del 7 febbraio u.s. tenutosi presso il MISE, nel confermare il carattere nazionale del tavolo, prevedeva una serie di approfondimenti in sede tecnica presso lo stesso MISE, alla presenza del Ministero del Lavoro e delle Istituzioni Locali, con l’azienda, le OO.SS. territoriali e le RSU per poi riportare tutto al tavolo nazionale nell’incontro previsto per il pomeriggio del 20 febbraio.

Una situazione francamente sconcertante che si aggiunge ai pesanti interrogativi che scaturiscono dalla notizia che il 3 agosto scorso SIMEST (società controllata dalla C.d.P.) avrebbe acquistato il 5% di Almaviva do Brasil per circa 50 Mln. di Real (circa 15 Mln. di Euro) alimentando crescenti dubbi e perplessità varie cui si aggiungono le fortissime preoccupazioni per i contenuti e le conseguenze del verbale di accordo sull’intero settore e non solo.

Un verbale di accordo conseguenza di un inaccettabile ricatto occupazionale che colpisce i lavoratori di Napoli – cui va la nostra piena solidarietà -  che ha menomato la loro dignità di lavoratori e di persone e sul quale si esprimeranno con un voto che certamente non potrà essere definito libero.

Un accordo che, oltre agli effetti della CIGS, taglia pesantemente la retribuzione del CCNL, azzera pressoché il TFR colpendo i lavoratori anche sul versante previdenziale, ed interviene sull’art. 4 L.300/70.

Una ricetta inutile e dannosa che non affronta i veri problemi del settore e scarica colpevolmente sulle spalle dei lavoratori le conseguenze dei comportamenti dei committenti e di una palese inadeguata regolamentazione del settore dei contact center da parte del Governo e del Parlamento.

Ancora una volta, anziché intervenire per favorire una competizione sana che favorisca uno sviluppo virtuoso fondato su qualità, innovazione e investimenti si preferisce assecondare una ricetta vecchia e sbagliata fondata sul taglio dei diritti a partire da quello costituzionale ad una giusta retribuzione che assicuri un’esistenza libera e dignitosa.

Una situazione inaccettabile, l’ulteriore passo nella direzione del lavoro privato della dignità, una deriva pericolosa che rischia di far arretrare l’intero paese e contro la quale è necessario opporsi attivando tutte le iniziative necessarie: dal pieno sostegno ai referendum promossi dalla CGIL alla mobilitazione del settore.

Dichiarazione di Marco Del Cimmuto, segretario nazionale Slc Cgil

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