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Roma, 8 novembre 2021

Al Ministro dello Sviluppo Economico
On. Giancarlo Giorgetti
E p.c. Alla Sottosegretaria On. Anna Ascani
al Ministro della Transizione Digitale
Dott. Vittorio Colao

Oggetto: Richiesta di incontro urgente - settore TLC e Rete Unica

Egregio Onorevole Giorgetti,

lo scorso 24 settembre le Scriventi OO.SS. richiesero a Lei ed alla Onorevole Anna Ascani, Sottosegretaria con delega alle TLC, l’aggiornamento dell’incontro avvenuto lo scorso 27 maggio sullo stato dello sviluppo della infrastruttura di rete fissa ultrabroadband in Italia.

L’incontro del 27 maggio si chiuse, giova ricordarlo, con l’impegno della Sottosegretaria a riconvocare il tavolo appena terminata la ricognizione commissionata dal Suo Ministero alla società Infratel sulla diffusione della rete in fibra nel Paese.

Orbene, ad oggi, a ricognizione ultimata, nonostante il nostro sollecito constatiamo la vostra indisponibilità a proseguire il confronto. Nel frattempo tutto il settore delle TLC continua ad essere preda di una situazione di totale confusione.

Con la firma del “memorandum” fra Cassa Depositi e Prestiti e TIM dell’agosto del 2020 avevamo finalmente apprezzato il ritorno ad una progettualità delle Istituzioni in un settore strategico quale quello delle reti di comunicazione di nuova generazione. Non certo nostalgie di impossibili e non auspicati ritorni a forme di monopoli pubblici, ma la consapevolezza che un mercato tanto complesso quanto centrale come quello delle TLC non può vedere lo STATO completamente assente o, al massimo, elargitore di fondi della cui finalizzazione non si capisce bene chi se ne assuma la responsabilità e chi ne benefici.

Dal nostro punto di vista, come ripetiamo ormai da tempo, la finalizzazione della presenza di capitali pubblici non può che essere la certezza di uno sviluppo armonico ed inclusivo delle infrastrutture di TLC.

È ormai dal lontano 2015, anno in cui vide la luce il primo piano nazionale “BUL”, che continuiamo ad assistere ad uno sviluppo infrastrutturale disomogeneo, che non riesce a colmare quel “digital divide” che allo scoppio della pandemia ha dimostrato plasticamente il fallimento delle politiche messe in campo sino a quel momento con milioni di italiani tagliati fuori da quello che ormai è diventato un vero e proprio diritto di cittadinanza, quello alla connettività di ultima generazione.

Ad oggi non vi è più nessuna traccia di quanto stabilito nel “memorandum”. Il settore delle TLC è ben lungi dall’aver trovato un modello di sviluppo coerente con i piani di infrastrutturazione del Paese. L’assenza di un “campione nazionale” che sappia orientare gli investimenti produce, ormai da circa un decennio, un mercato ultracompetitivo che brucia fatturati e, allo stato attuale, non rende in alcun modo remunerativi gli investimenti. Il “digital divide” è ben lungi dall’essere superato e presto avremo aree del Paese “iperconnesse” ed altre lasciate in un ritardo difficilmente colmabile.

Questo pesante stato di cose si riverbera inevitabilmente sullo stato di salute delle aziende del settore. Un comparto che dovrebbe essere alla guida dei processi di innovazione e degli investimenti vede sempre più aziende in crisi di ricavi, abborracciate intorno a politiche di contenimento dei costi che mortificano le professionalità presenti nei loro organici e mettono in discussione gli investimenti tecnologici. A tutto ciò aggiungiamo la scarsa efficacia delle politiche di incentivazione pubblica, con i voucher che ancora devono partire soprattutto per i programmi di digitalizzazione delle famiglie.

In questa situazione preoccupa nuovamente la condizione di TIM. L’ex monopolista, incumbent del mercato delle TLC, dopo anni di governance debolissime e prevalentemente interessate a progetti di natura finanziaria, aveva trovato una nuova progettualità intorno all’implementazione della rete in fibra nazionale. Un rinnovato sguardo “industriale” del quale si potrebbe e dovrebbe giovare l’intero sistema TLC nazionale. Sono di questi giorni invece le notizie di una recrudescenza delle turbolenze societarie, probabilmente legate anche alla paralisi del processo di convergenza fra le reti di TIM ed Open Fiber alla base del memorandum del 2020. Una paralisi che sta facendo fiorire una serie di ipotesi sul futuro dell’azienda, l’una più fantasiosa dell’altra ma, soprattutto, tutte completamente inadeguate a portare a termine la realizzazione di una infrastruttura in fibra unica, pervasiva di tutto il territorio nazionale ed inclusiva.

Tutto ciò con il poco lusinghiero effetto di non aggiungere nulla allo sviluppo tecnologico del Paese e, elemento del quale anche le istituzioni dovranno assumersi la responsabilità, mettere seriamente a rischio l’occupazione di migliaia di lavoratrici e lavoratori.

Come rappresentanti di un comparto, strategico per il presente e futuro del Paese, che conta più di centomila addetti e che ogni giorno, anche a causa di un’assenza imbarazzante dello STATO che dovrebbe essere un elemento centrale di indirizzo e coesione, vive da anni momenti di forte compressione non possiamo e non dobbiamo accettare tutto ciò.

Nel rinnovarLe la richiesta ad una celere convocazione del tavolo ministeriale, le preannunciamo, nel caso si prolungasse questo atteggiamento dilatorio ed autoreferenziale da parte del Governo, una pronta mobilitazione del settore. Un comparto produttivo che ha già pagato un prezzo altissimo ad un modello di sviluppo sbagliato, tutto improntato ad un mercato becero, solo attento alla concorrenza e poco lungimirante dei costi di tale approccio sia per lo sviluppo del Paese che per quelli occupazionali.

I Segretari Generali
SLC CGIL FISTel CISL UILCOM UIL
Fabrizio Solari Vito Antonio Vitale Salvatore Ugliarolo

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