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Roma, 14 luglio 2022

RAI HA PRESENTATO IL PIANO INDUSTRIALE E IMMOBILIARE ALLE ORGANIZZAZIONI SINDACALI

Il giorno 13 luglio 2022 si è tenuto l'incontro fra i Vertici Aziendali RAI, rappresentati dalla Presidente Marinella Soldi, dall’A.D. Carlo Fuortes, dal Direttore del Personale Ventura, dai Direttori Brancadoro e Cecatto, assistiti dalle Rispettive Direzioni e le Segreterie Nazionali SLC- CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL, FNC-UGL, SNATER, LIBERSIND-CONFSAL.

L’incontro, richiesto dalle OO.SS. si è incentrato sulla Presentazione del Piano Industriale ed Immobiliare per il triennio 2023-2025, che è stato esposto alle Segreterie Nazionali delle OO.SS. in modo esaustivo e con dovizia di particolari.

Come premessa metodologica, vista la complessità dei temi illustrati e la necessità di un approfondimento su molti dei singoli aspetti presentati, le scriventi OO.SS. preferiscono rinunciare a fare un resoconto dettagliato di quanto è stato illustrato in questo comunicato sindacale, rimandando la doverosa informativa alle lavoratrici e ai lavoratori RAI al momento in cui questo Piano verrà votato formalmente dal CDA.

Più importante, in questo momento, è illustrare le linee strategiche che sono alla base di quanto presentato, accompagnandole alle impressioni, positive e negative, che questo ha suscitato alle Organizzazioni Sindacali, e che, come tali, sono state espresse negli interventi ai Vertici Aziendali.

Dopo questa doverosa premessa e tornando al Piano Industriale, per l’Azienda, questo dovrà svilupparsi in perfetta armonia e di concerto col prossimo Contratto di Servizio, di cui, proprio in questi giorni, sono uscite le prime linee guida.

Su questa base, le direttrici strategiche che sono state individuate sono:

  1. Evoluzione di Rai da Broadcaster radiotelevisivo tradizionale a Media Company digitale, da effettuarsi con un ambizioso piano di investimenti sulla riqualificazione del personale e sulle dotazioni tecnologiche.

  2. Potenziamento dell’offerta, in particolare quella digitale della Piattaforma OTT RAIPLAY, attraverso la produzione di contenuti pensati, anche e soprattutto, per un pubblico giovane.

  3. Un Piano Immobiliare per un controvalore di investimenti pari a 465 milioni di euro in 10 anni, in grado di razionalizzare e rendere più efficiente il patrimonio immobiliare dell’Azienda. Questo, attraverso la dismissione totale e/o parziale degli immobili ritenuti non strategici, e l’ammodernamento di quelli ritenuti indispensabili.
  1. Un nuovo modello di organizzazione aziendale, più snello ed efficiente, in grado di accompagnare l’evoluzione in Media Company di RAI, soprattutto facendo leva sul nuovo assetto delle Direzioni di Genere che si sono costituite in questi mesi.

Senza entrare nello specifico dei quattro punti enunciati dall’Azienda, per le ragioni sopra esposte, le OO.SS. hanno espresso le loro prime impressioni, riservandosi un giudizio più puntuale a valle di un’analisi più approfondita del materiale illustrato.

In primo luogo, le OO.SS. hanno salutato positivamente il fatto che in questo Piano Industriale non ci sia traccia di esuberi, anche in presenza di una difficile Posizione Finanziaria Netta (-625 milioni nel 2022, in peggioramento, con una previsione nel 2025 a -1.044 milioni, nel caso non ci fossero gli interventi previsti).

Il Sindacato, proprio di fronte all'allarmante crescita dell'esposizione finanziaria, ha chiesto interventi drastici sui costi esterni che, anche sotto la parziale gestione nel 2021 degli attuali vertici, è aumentata di quasi 100 milioni di euro portando la voce in questione a oltre 1.140 milioni di euro all'anno.

È stato inoltre ribadito da parte sindacale che la digitalizzazione deve essere accompagnata da una seria campagna di formazione e riqualificazione professionale per dare competitività e qualità digitale al personale.

Inoltre, da come è stato illustrato, e smentito dall’A.D. stesso, il Piano Industriale non presenta progetti di esternalizzazione e/o dismissione di attività o parte di esse, e prevede una maggiore valorizzazione delle professionalità interne.

Questa è un’altra buona notizia, visto anche quanto era circolato informalmente in questi mesi su probabili fuoriuscite di pezzi di attività. Naturalmente, se il Piano Industriale si realizzasse, ci sarebbero da valutare con grande attenzione le ricadute del cambio organizzativo sulla forza lavoro.

Da ultimo, per ciò che riguarda il Piano Immobiliare, il Sindacato non può che essere a favore di un Piano che si prefigga l’obiettivo di ammodernare quelli ormai vetusti e, in alcuni casi, non in linea con le normative di sicurezza, oppure di alienare quelli troppo grandi a fronte del personale impiegato.

Il problema di tutta questa esposizione, che è poi il vero punto interrogativo di tutto il Piano Industriale illustrato, è la assoluta mancanza di certezza delle risorse che dovrebbero finanziare questo ambizioso programma.

A domanda specifica, l’Amministratore Delegato non è stato in grado di dare risposte certe relativamente alla permanenza del Canone in bolletta: un limite non certo ascrivibile direttamente all’Azienda, perché è la Politica che ha potere di decisione su questo tema, ma che pesa come un macigno sugli investimenti necessari e sulla sopravvivenza della stessa RAI.

Sempre in tema finanziario, il deficit già salito quest’anno a 625 milioni di euro, da qui al 2025 potrebbe ulteriormente peggiorare a 925 milioni di euro (addirittura 1044 se non si dovessero fare gli interventi previsti dal Piano). Un trend di per sé preoccupante, peggiorato ulteriormente dalla presenza di ricavi costanti o in progressiva discesa, anche per gli effetti del nuovo TUSMAR e dei nuovi affollamenti pubblicitari che con questo si attribuiscono a RAI.

Per ciò che riguarda il futuro di RAIWAY, tema che ha rappresentato e rappresenta un tema centrale nel rapporto coi lavoratori, anche qui a domanda specifica l’Amministratore Delegato ne ha escluso una vendita tout court, ma ha parlato di una probabile fusione di RAIWAY con l’altra Azienda del settore (EI TOWERS).

Sebbene anche in questo caso non sia l’Azienda a decidere, ma la Politica con i suoi tempi e le sue ritualità, parlare di fusione senza tener conto degli assetti finanziari, azionari e proprietari di un altro soggetto misto pubblico-privato appare francamente una risposta non soddisfacente.

Vendere, o fondere RAIWAY con un altro soggetto come afferma l’A.D., senza dire quale ne sia il progetto alla base, riconferma la preoccupazione che questa vendita (o fusione) serva a fare cassa, magari proprio per finanziare l’ambizioso progetto di digitalizzazione e/o l’altrettanto ambizioso progetto immobiliare.

Proprio in tema di Piano Immobiliare, che è la base portante di tutto il Piano Industriale 2022- 2025, spicca come tutto il percorso di ammodernamento di sedi (Mazzini in primis), di nuovi insediamenti (Area del Portello, per fare un esempio), debba essere finanziato attraverso l’alienazione di molti immobili obsoleti, oppure troppo grandi rispetto alla popolazione aziendale che li utilizza.

In particolare, se la vendita ventilata degli immobili intorno a Viale Mazzini può avere un senso anche economico (visto anche il livello di sottoutilizzo dei cespiti contigui come Teulada e la stessa Mazzini), o se l’alienazione di alcune sedi può rispondere a un altrettanto criterio logico (troppo grandi per il personale attuale), la domanda che sorge spontanea è cosa potrebbe succedere se non si dovessero trovare acquirenti in grado di comprare alle somme auspicate.

Il Sindacato non è pregiudizialmente contrario all’alienazione di sedi ormai troppo grandi e costose a fronte del personale attuale, ma pretende di conoscere quale sia il futuro che RAI prevede per le Sedi Regionali. Dire che queste sono fondamentali per RAI, non è una profezia che si realizza da sola, se non si stabilisce quella che dovrà essere la loro nuova mission. Dire che si vendono e che si cercheranno occasioni di mercato per sostituirle appare come un modo, neanche troppo originale, per rimandare il problema senza affrontarlo, e su questo il Sindacato non farà sconti.

Anche perché, se il Piano Immobiliare si dovrà finanziare principalmente da solo attraverso queste vendite, appare chiaro che il meccanismo si potrebbe inceppare nel caso in cui il mercato immobiliare, che non sta vivendo un momento florido, dovesse tradire le aspettative dei vertici RAI e non riuscisse ad assorbire al prezzo sperato gli immobili da vendere.

La preoccupazione delle OO.SS. è che tutto si bloccherebbe, con buona pace del vasto programma pensato, e l’unica cosa che continuerebbe a crescere sarebbe il deficit, di pari passo col peggioramento dei conti.

Da parte sindacale, inoltre, il saving e l’investimento previsto nel piano immobiliare, che prevederebbe l’introduzione del desk sharing, legato a doppio filo con lo SW, non potrà ignorare la necessità di vere misure alternative di conciliazione vita/lavoro per quelle professionalità che non rientrino nella possibilità di lavorare “da remoto”.

Sorprendente è anche l’assenza nel Piano Industriale finora proposto di misure di razionalizzazione nel numero delle testate giornalistiche e nei costi di produzione di un’informazione talvolta ridondante sul piano nazionale.

A fronte di queste perplessità, e alla necessità di approfondire molti dei temi illustrati, le Parti, su proposta dell’Amministratore Delegato, hanno convenuto di continuare il confronto nel mese di settembre con un nuovo incontro.

Per quella data, il Piano dovrebbe già essere approvato dal CDA e lo stesso Contratto di Servizio potrebbe essere in uno stato più avanzato di confronto.

Certo è che, le Organizzazioni Sindacali, a fronte di dichiarazioni di principio di per sé stesse condivisibili ma prive della certezza delle coperture finanziarie, non possono che sospendere il giudizio su quanto espresso dai vertici aziendali.

Un Piano di buon senso, anche di spiccata efficacia in molte sue articolazioni, ma che corre il rischio di rimanere sulla carta vista l’assenza di coperture certe, o per l’aleatorietà delle entrate che dovrebbero derivare dalla vendita di alcuni immobili.

Un Piano che, in buona sostanza, parrebbe più un buon esercizio teorico con discutibili reali possibilità di esecuzione. Ricordiamo che proprio sull’aleatorio approccio aziendale si sono messe in campo azioni di lotta come mai successo prima.

Il progetto di cambio di paradigma sia sul piano organizzativo che su quello del “capitale umano” rappresentano uno sforzo indispensabile quanto notevole - le difficoltà emerse nella partenza delle cosiddette “Direzioni di genere” ne sono cartina di tornasole inequivocabile - ed approntarlo senza alcuna certezza sul finanziamento di tale progetto lascia perplessi se non interdetti.

Tutto questo in una fase nella quale le condizioni complessive dell’Azienda, ad iniziare dalle questioni finanziarie, richiederebbero ben altro. Soprattutto in una fase in cui il Piano industriale coincide con il rinnovo del Contratto di Servizio. Di questo passo rischiamo di trovarci dinanzi all’ennesima occasione mancata, con la differenza che la condizione aziendale e la rivoluzione della digitalizzazione non permettono più passi falsi.

Le Segreterie Nazionali
SLC-CGIL     FISTEL-CISL     UILCOM-UIL     FNC-UGL      SNATER                        LIBERSIND-CONFSAL

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