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L'esito del referendum sull'ipotesi di Accordo sul rinnovo del contratto di lavoro dei lavoratori Rai ci restituisce per prima cosa l'insoddisfazione della maggioranza dei partecipanti al voto sulla mediazione raggiunta. Ma ci consegna anche una più generale preoccupazione sul futuro di quest'azienda. Quando i lavoratori si esprimono, indipendentemente dalle percentuali dei favorevoli e contrari, occorre ascoltare con rispetto la loro voce e lavorare da subito per ricostruire una unità di intenti che porti anzitutto alla ridefinizione di un percorso rivendicativo che consenta la riapertura del confronto e l'acquisizione di migliori condizioni. Questa ipotesi era essenzialmente basata sull'aumento salariale, evidentemente giudicato non congruo dalla maggioranza dei partecipanti al voto. In una fase così complicata per l'azienda riteniamo che il percorso di mobilitazione debba partire necessariamente dalla rivendicazione di una nuova ipotesi di rinnovo di contratto (il voto dei lavoratori è sacro e si rispetta) ma non possa più non riguardare il futuro complessivo dell'azienda, del suo ruolo nel Paese, della sua governance e del suo sostentamento a partire dalla vicenda del canone, della ulteriore vendita di quote di Rai Way. La situazione di grande confusione che circonda l'azienda, la criticità della sua situazione economica non possono più essere svincolate dalle questioni contrattuali e della gestione quotidiana dell'azienda. Per quanto ci riguarda questo voto deve essere considerato da tutti uno spartiacque rispetto al futuro della Rai e non solo la richiesta, che pure rispettiamo, di migliori aumenti contrattuali. Non si può continuare a considerare svincolata la questione delle condizioni quotidiane dei lavoratori dal futuro dell'azienda.

Roma, 26 luglio 2024

La Segreteria Nazionale
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