Pochi giorni fa Donald Trump ha messo in discussione la scelta di neutralità della rete, del tutto sostenuta dall’amministrazione di Barack Obama.
La Federal Communication Commission ha infatti dato il via al web a due velocità, permettendo che gli operatori trasmettano più velocemente i contenuti di aziende che pagano un prezzo maggiore.
Per neutralità della rete si intende l’impossibilità di discriminare il traffico in rete in relazione ai diversi contenuti.
Principio che in Italia è sancito all’art 4 della carta dei diritti di internet votata nel 2015.
Se è pur vero che la scelta americana non ha effetti immediati sulla legislazione europea ed italiana il principio è comunque pericoloso e crea un precedente inquietante.
Di fatto sono le Telco a chiedere una regolamentazione di questa natura che permetterà loro di far pagare o pagare di più chi vuole che le proprie informazioni viaggino più velocemente.
Questo scontro tra Telco e grandi gruppi tecnologici mette però a rischio seriamente la possibilità paritaria di accesso alle informazioni ed alla produzione ed immissione di nuovi contenuti.
Mentre infatti da tempo sosteniamo la necessità che si superi il divario digitale, sia culturale che infrastrutturale, oggi con questi provvedimenti si rischia di creare, o meglio, accentuare anche il divario economico.
Peraltro è evidente il rischio discriminatorio della circolazione dei contenuti strettamente culturali: ciò che è finanziato, che vi è volontà ed interesse a diffondere, viaggerà su autostrade informatiche: il resto, a lungo termine, scomparirà dalla diffusione in rete.
Elemento già palesemente preoccupante in ragione delle dinamiche del mercato pubblicitario.
Di certo la rete non è perfetta, manca una certificazione dei contenuti immessi, vi è scarsa o nulla trasparenza sull’utilizzo dei dati volontariamente ed involontariamente immessi in rete dai singoli, ma il creare un accesso a due velocità non risolve ed anzi accentua ciascuno di questi problemi.
L’Italia, che ha nei principi una normativa avanzata, dovrà spingere affinché l’Europa mantenga la Net Neutrality come principio, fermo restando che ci saranno comunque ripercussioni di lunga durata rivenienti dalle scelte americane dato che la rete è di per sé stessa priva di frontiere.