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Quanto il Governo Renzi sta realizzando sulla Rai, riduzione di risorse da canone e assenza di un vero ridisegno del Servizio Pubblico, è in continuità con i temi che sono alla base dello sciopero generale indetto dalla CGIL e dalla UIL per il giorno 12 dicembre.
Per questo, dopo lo sciopero dell'11 giugno, partecipato dall'80% dai lavoratori del Gruppo Rai ed a seguito dei ricorsi messi in campo contro le scelte del Governo su Rai (riduzione del canone sul 2014 e 2015 e (s)vendita di Rai Way, cancellazione dell’obbligo per legge di avere le Sedi regionali), la scrivente O.S., ha valutato, oltre all'adesione allo sciopero indetto contro il Job Act e la legge di stabilità (inizialmente promosso dalla sola Cgil e successivamente anche dalla Uil) di evidenziare nella proclamazione le tematiche proprie del Gruppo Rai.
La mobilitazione in RAI Pubblicità del 12 dicembre è quindi:
• Contro il prelievo forzoso dei 150 ml di euro con la legge 89/2014, contro il prelievo del 5% per ogni anno (85 ml di euro) del canone previsto con la legge di stabilità da parte del Governo.
• Contro la (s)vendita di parte della proprietà di Rai Way, determinata dal decreto della Presidenza del Consiglio del 2 settembre ed attuata con la delibera del Consiglio di Amministrazione della Rai del 4 settembre 2014.
• Contro la possibilità, inizialmente inserita in legge di stabilità, di poter alienare parte della proprietà delle società controllate da parte della Rai per fare cassa.
• Per una Rai, Servizio Pubblico, riformata attraverso:
1. un diverso modello di Governance,
2. la Concessione definitiva di Servizio Pubblico alla Rai,
3. l’assegnazione anche attraverso un Canone differenziato per reddito, che consenta lo svolgimento delle attuali attività e percorsi di crescita e sviluppo,
4. una nuova regolazione del sistema radio televisivo in linea con i Paesi Europei.
• Per una riforma del sistema relazionale, produttivo, gestionale e delle figure professionali che passi attraverso un rinnovo contrattuale.
• Contro il Job Act, nel quale si prevede di: modificare negativamente l'art.18 della L. 300/70 a tutela dei licenziamenti senza giusta causa, cancellare la tutela dell'art. 4 della L.300/70 contro i controlli a distanza, modificare la normativa vigente per consentire il demansionamento dei lavoratori unilateralmente da parte dell'azienda.
• Contro la legge di stabilità che continua a ridurre le risorse a disposizione dei lavoratori e pensionati, anche attraverso una fiscalità iniqua, e che non stabilisce un sistema universalistico ed efficace degli ammortizzatori sociali.
Crediamo che alla Rai ed alle forze politiche debba arrivare un ulteriore forte segnale, sia sui temi generali che sul futuro della Rai Servizio Pubblico.
I temi sono fortemente connessi, è difficile per noi immaginare una Rai sana in assenza di una certezza sul futuro occupazionale (art.18 e risorse/Canone/rinnovo Concessione di servizio pubblico), è difficile immaginare una Rai che riconosca le professionalità (qualità di prodotto) senza una certezza sugli inquadramenti e sui diritti indisponibili (controllo a distanza).
Siamo fortemente preoccupati anche dalla accondiscendenza con cui i vertici aziendali della Rai hanno accettato ogni indicazione da parte del Governo, anche quando queste non erano obblighi formali, rispetto a percorsi di riduzione e di cessione di asset strategici (vendita di Rai Way), ancor di più in un quadro di totale incertezza normativa sulla Rai Servizio Pubblico e più in generale sul settore radio televisivo.
Anche se importante, riteniamo tardivo il ricorso del C.d.A. Rai nei confronti del Governo sul prelievo dei 150 ml dal canone, perché arriva dopo il ricorso messo in campo dalla nostra organizzazione sindacale e successivo alla collocazione in borsa di Rai Way.
Per ora, da parte del Governo, ci sono un insieme di promesse che, dichiarazione dopo dichiarazione, stanno sempre più perdendo di credibilità. Quello che rimane è che si è operato solo per la riduzione di risorse economiche, condizione che inevitabilmente limitano la capacità produttiva del servizio pubblico.
In questo i vertici aziendali della Rai, con i loro atti ufficiali, sino ad ora hanno pesato solo negativamente.
Ci preoccupa fortemente il contesto in cui Rai Pubblicità, anche in relazione alla crisi del mercato pubblicitario, si trova proprio per la mancanza di una chiara riforma del sistema radio televisivo.
Non vorremmo che, in un quadro di ridimensionamento del modello di servizio pubblico, fosse considerata no core e valutata come marginale rispetto alla dimensione d'impresa.
Certo non è positivo il segnale di spostamento del personale di Roma, dalla sede di rappresentanza di Via degli Scjaloia a quella, ben più spartana, di Via Cadlolo, al fine di insediare la direzione di Rai Way (per i vertici è stato già predisposto il piano nobile), presso quello stabile.
Al di là delle rassicurazioni che ci vengono date negli incontri con Rai Pubblicità, ne cogliamo anche la propositività, rimane il dubbio che come per tutto il Gruppo Rai, le scelte si stiano facendo altrove, e che queste siano dettate da interessi diversi di quelli dei lavoratori Rai e dei cittadini italiani.
Per questo lo sciopero del 12 dicembre è contro le scelte del Governo ed è, anche, contro le scelte della Rai.
La Segreteria Nazionale Slc-Cgil

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