Il 30 aprile u.s. si è tenuta a Milano una riunione tra le Segreterie Nazionali di Slc, Fistel e Uilcom e Pragma/Movigroup, per avviare un confronto e provare a ricondurre alla dimensione nazionale e collettiva l’assurda vicenda che aveva visto le lavoratrici costrette a subire un ricatto pesantissimo riguardante la scelta tra la sottoscrizione di un accordo individuale, che decurta pesantemente diritti e salario, e la minaccia del licenziamento.
Riunione che si è conclusa con un accordo separato, non sottoscritto dalla Segreteria Nazionale SLC CGIL, applicabile “esclusivamente al personale proveniente dalla cessione di ramo d’azienda di Sartoria, Trucco e Acconciatura nel 2010 da Videotime S.p.a.”.
Si tratta del un surreale quanto misero epilogo di una vicenda che ha visto utilizzare gli strumenti più biechi nel tentativo di strappare una firma a lavoratrici spaventate e artatamente disinformate anche da coloro che, spiace dirlo, avrebbero dovuto lavorare per garantirle e tutelarle.
La vicenda ha inizio quando l'azienda, violando e bypassando la normale procedura, nelle scorse settimane aveva tentato di intimorire le lavoratrici inviando loro una lettera con la quale veniva comunicata la cessazione del contratto di appalto di servizi tra Videotime S.p.A. e Pragma Services S.r.l., perché assegnato a Movigroup S.r.l., facendo riferimento ad una “eventuale” ricollocazione.
(Va a questo punto precisato, ancora una volta, che il suddetto contratto di appalto è stato rinnovato da Videotime fino al 28 febbraio 2018, e che il motivo per cui è avvenuto in capo a Movigroup è puramente formale, essendo quest’ultima la capogruppo della società Pragma Service, tanto che con detta società Movigroup è stata espressamente pattuita l’autorizzazione al subappalto in favore di Pragma.)
Nel frattempo, sempre mentre SLC CGIL lavorava per sollecitare l’avvio di un confronto con Pragma/Movigroup e, contestualmente, con la committente Videotime, per sapere se, e quali eventuali modifiche fossero state apportate al contratto di appalto stipulato con Pragma/Movigroup, quest’ultima convocava le lavoratrici di Milano, “assistite” dalle segreterie territoriali di Fistel e Uilcom, e faceva firmare loro accordi individuali in una condizione di comprensibile soggezione oltre che di estrema debolezza contrattuale.
Quale tipo di assistenza sia stata data loro non è poi del tutto chiaro, dal momento che il testo firmato prevedeva precise rinunce a tutti i trattamenti di miglior favore previsti dall'accordo di armonizzazione del 26 febbraio 2010.
Se volessimo pensar male dovremmo dunque immaginare che la firma di quegli accordi individuali doveva servire per far digerire l’accordo siglato da Fistel e Uilcom il 30 aprile, spacciato per “un avanzamento” rispetto al taglio quasi totale di diritti e di salario delle transazioni individuali.
Curioso è infatti che gli stessi soggetti che hanno siglato l’accordo il 30 non avessero, come noi, detto alle lavoratrici di non firmare nulla prima!
Se poi guardiamo al merito dell’accordo stesso, risulta evidente quanto lo stesso sia peggiore persino di quello che non firmammo un anno fa sia sul piano dei trattamenti economici che sugli aspetti normativi.
Anche guardando all’”impegno di intraprendere iniziative volte alla stabilizzazione del personale a tempo determinato” va ricordato che l'entrata in vigore della legge di stabilità e del relativo sgravio contributivo a fronte di assunzioni a tempo indeterminato, con l'esclusione di quanti abbiano avuto nei sei mesi precedenti un rapporto a tempo indeterminato, rappresenta un vantaggio principalmente per il datore di lavoro, che riceve fino a 8.000 euro annui (per tre anni) di sgravi per ogni lavoratore assunto, cosa che abbiamo noi stessi suggerito all’azienda.
Nessun “merito” dunque va alle oo.ss. firmatarie dell’intesa, anche perché in assenza di una contrattazione che metta in sicurezza il percorso (e che è completamente assente nel testo), si tratterebbe di rapporti di lavoro a "tutele crescenti", con tutta l’incertezza che ne deriva.
Così come nessuna garanzia reale viene data con questo accordo alle lavoratrici in essere in termini di occupazione, dal momento che, a fronte di una “modifica di quanto previsto nell’accordo di armonizzazione del 26.02.2010”, l’azienda “si impegna a salvaguardare i livelli occupazionali al personale destinatario del presente accordo fino al 28.02.2018” a meno che non ci sia “la cessazione del contratto tra Pragma Service e Movigroup”!
Di fatto quindi una deroga al precedente accordo, che apre alla possibilità di mandare a casa le lavoratrici che oggi sono in una condizione di maggior tutela. L’accordo di armonizzazione del 2010 prevede infatti che “In caso di risoluzione anticipata del contratto tra Mediaset e Pragma Service Srl o in caso di scioglimento della società Pragma Service Srl e comunque alla scadenza del contratto, Videotime S.p.A. garantisce sin d’ora di individuare con le OO.SS. firmatarie soluzioni che salvaguardino l’occupazione alle condizioni del presente accordo, considerando anche la possibilità di ricollocazione all’interno del Gruppo”.
Infine, ricordando che esistono regole precise, sottoscritte dalle Organizzazioni sindacali confederali, sul tema della rappresentanza e sulla modalità con cui si validano gli accordi, sottolineiamo il fatto che questo testo, così com’è non può essere applicato, tanto è vero che viene chiesta l'adesione individuale delle lavoratrici.
Adesione che, per tutte queste ragioni, deve essere negata.
Quello che abbiamo fin qui registrato è infatti il tentativo di scardinare, con la minaccia del licenziamento, il sistema di diritti (economici e non), costruito e mantenuto fino ad oggi, forse perché convinti che negli appalti si possano scaricare tutti i costi e saccheggiare tutti i diritti.
Per noi non è così.
Lo abbiamo detto e scritto e lo ribadiamo: se il tema è quello di un necessario e inevitabile contenimento del costo del lavoro, SLC è pronta a discuterne, a condizione che il confronto avvenga nel rispetto delle regole e degli accordi fin qui sottoscritti a tutela del mantenimento dei livelli occupazionali.
Questo comporta verifiche puntuali riguardanti le reali esigenze, e il preventivo confronto anche con l’azienda committente.
Rifiutare l’accordo e non aderire è l’indicazione che diamo alle lavoratrici per tenere aperta ancora la partita e non legittimare, apponendo la propria firma, la cancellazione di diritti e salario.
La segreteria nazionale Slc Cgil