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Si è svolto ieri l’incontro tra le Segreterie Nazionali Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Usigrai, Ugl Telecomunicazioni, Snater e Libersind Conf Sal per concordare le iniziative politiche, sindacali e di sensibilizzazione verso istituzioni e opinione pubblica per contrastare il taglio dei 150 milioni di euro previsto dal Dl 66/2014 nei confronti della Rai.
La drammaticità della situazione, unita alla sovraesposizione mediatica che la vicenda ha assunto, necessitano infatti di azioni mirate e coordinate, per non rischiare di disperdere energie che oggi sono necessarie più che mai per costruire percorsi e alleanze (anche con l’opinione pubblica!) a difesa del servizio pubblico e dell’occupazione.
Proprio nella unità sindacale va evidenziata infatti la nostra prima vittoria. Per la prima volta la difesa di interessi non sempre convergenti confluiscono infatti in un’unica mobilitazione, scardinando quell'idea di caste che resistono al cambiamento che da più parti tentano di cucire addosso ai nostri lavoratori.
Nelle prossime ore uscirà un comunicato unitario con il quale rivendichiamo il nostro ruolo di riformatori veri, attenti alla salvaguardia del pluralismo nell’informazione, della qualità dei prodotti editoriali offerti e dell’occupazione, ma al tempo stesso pronti alla sfida per rilanciare il Servizio Pubblico.
Per tutte queste ragioni sosteniamo che la discussione aperta in Commissione Parlamentare di Vigilanza Rai sia positiva, perché inquadra la vicenda Rai nei giusti binari: il rinnovo della concessione, da fare subito, senza attendere il 2016.
Proprio l'avvio del dibattito in Commissione di Vigilanza, e gli emendamenti in Commissione Bilancio del
Senato, offrono già spunti di grande interesse, per questo motivo abbiamo chiesto di essere auditi, e attendiamo dunque una convocazione a giorni.
In quell’occasione rilanceremo il tema della lotta alla evasione del canone, perché se questa fosse la scelta politica perseguita, si potrebbero recuperare 500 milioni di euro circa, che consentirebbero di dare ai lavoratori non 80, ma 100 euro in busta paga!
Con altrettanta forza affermiamo quindi che il decreto, e' una manovra miope che non da' futuro alla Rai, e la mette in ginocchio.
Un taglio drastico che non colpisce gli sprechi ma i posti di lavoro, apre allo smantellamento delle sedi regionali e alla svendita di RaiWay.
Una manovra in cui si intravedono inquietanti ritorni al passato: la politica che fa invasione di campo, il servizio pubblico e' in pericolo, il conflitto di interessi fa capolino, gli onesti pagano, gli evasori non vengono perseguiti e i lavoratori rischiano di pagare il conto.
Il dibattito sul fatto che in tempi di crisi anche la Rai "deve contribuire al risanamento del paese" risulta allora affascinante quanto fuorviante, perché nasconde, dietro un'affermazione condivisibile, un'operazione poco trasparente, che rischia di mettere in ginocchio il servizio pubblico e la tenuta occupazionale nella più grande azienda culturale del paese.
Dire che si devono tagliare gli sprechi e' altrettanto giusto, e a dire il vero il sindacato stesso e' sempre stato in prima linea per denunciare cattive abitudini e abusi (ad esempio nell'utilizzo smodato di appalti), rendendosi disponibile a contribuire al risanamento e al rilancio dell'azienda anche quando i sacrifici chiesti ai lavoratori erano particolarmente grandi, perché un bene più grande era in discussione, un bene pubblico, il Servizio Pubblico.
Il problema però è che gli sprechi ancora una volta non vengono visti e a pagare sono sempre i lavoratori.
Respingiamo al mittente le accuse che vedono sindacati e lavoratori rispettivamente casta e privilegiati, dimenticando che tra questi privilegiati, ci sono ad esempio centinaia di donne e uomini precari, che guadagnano anche 900 euro al mese, e che per effetto di questo intervento non solo non verranno stabilizzati, ma rischiano addirittura il posto!
Tanta approssimazione, dunque, ma anche tanta precisione, quasi chirurgica nell'indicare cosa e dove tagliare.
Fermo restando il fatto che risulta incomprensibile il fatto che il capo del governo, decida senza alcun confronto cosa la Rai deve vendere o chiudere, ci chiediamo perché proprio Raiway (ovvero la rete!) e le sedi regionali (pluralismo dell'informazione)... Guarda caso proprio i due cardini portanti su cui si basa l'assegnazione della concessione del servizio pubblico e proprio alla vigilia del 2016, anno in cui lo stesso dovrà essere assegnato! Quegli stessi elementi che fanno la differenza, in assenza dei quali si produrrebbero distorsioni nel mercato televisivo, favorendo i soliti noti.
Per cambiare verso davvero, allora, in Rai come in tutti gli altri luoghi serve più coraggio.
Sappiamo bene che perseguire gli evasori e recuperare circa 500 milioni di euro e' impopolare, ma è la cosa giusta da fare.

SLC - CGIL Sindacato Lavoratori Comunicazione
FISTEL - CISL Federazione Informazione Spettacolo e Telecomunicazioni
UILCOM - UIL Unione Italiana Lavoratori della Comunicazione
USIGRAI Unione Sindacale Giornalisti Rai
UGL - Telecomunicazioni Unione Generale Lavoro - Telecomunicazioni
SNATER Sindacato Nazionale Autonomo Telecomunicazioni e Radiotelevisioni
LIBERSIND. CONF. SAL Confederazione Sindacati Autonomi Lavoratori

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