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Produzione culturale

Roma 28 febbraio 2020

Animati da un forte senso di responsabilità verso le comunità, ringraziando per essere stati auditi in questo difficile momento vogliamo offrire un nostro contributo scritto alla discussione.

Lo spettacolo dal vivo è caratterizzato da quello che viene definito come un settore labour intensive.

Questo significa che il lavoro costituisce una parte significativa del costo del lavoro ma è centrale per l’impresa. Il capitale umano nello spettacolo è componente strategica e fondamentale ed è costituito da professionisti.

Il settore dello spettacolo è composto da imprese di vario tipo: sono soggetti pubblici, Fondazioni, associazioni culturali, sportive dilettantistiche, cooperative, lavoratori autonomi e in misura minore società di capitale.

Il Ministero riconosce molti soggetti con specifici cluster e li finanzia in misura diversa, e gli stessi soggetti ricevono finanziamenti anche dalle istituzioni locali.

Altri soggetti sono finanziati dalle regioni o dai comuni.

Molti altri soggetti non sono finanziati.

Per quanto riguarda le associazioni solo in parte si tratta di soggetti in grado di avere una struttura sufficientemente grande, che può intercettare risorse economiche. Spesso sono realtà piccole, magari costituite da artisti.

In particolare il teatro ragazzi, il teatro di innovazione, quello contemporaneo che sfugge ai cluster, le compagnie di danza sono, in gran parte, soggetti che eludono l’applicazione dei contratti nazionali e faticano a rispettare pienamente i diritti dei lavoratori perché sono talmente piccoli da non avere la capacità di essere vere imprese e, spesso, sono gli stessi lavoratori che costituiscono l’associazione.

Sono proprio i lavoratori di queste realtà che operano con più libertà in diversi contesti con modalità diverse (spettacoli, laboratori, ecc.).

Per quanto riguarda le condizioni di lavoro dell’intero settore, solo una parte minore dei lavoratori ha un contratto a tempo indeterminato, la maggior parte è per sua natura a termine.

I lavoratori autonomi operano nel settore teatrale, ma esiste anche l’esercente autonomo attività musicale, ovvero il musicista free lance che opera in tanti contesti (concerti, pub, cantine, ecc.). Tra questi segnaliamo la musica jazz che esprime molti festival.

Non va trascurato il lavoro nero che esiste in modo significativo, anche se con diverse sfumature. Si va dalle prove non pagate, all’attività vera e propria svolta in nero.

La Fondazione studi DOC ha recentemente quantificato, incrociando vari dati (INPS, ISTAT, Symbola, Ricerca Vita d’artista), nel solo settore musicale, un sommerso tra gli 1.8 e i 2.7 miliardi.

I CCNL sottoscritti dalle scriventi OO.SS. per il settore spettacolo dal vivo sono il CCNL per il personale artistico, tecnico e amministrativo scritturato dai teatri nazionali, dai teatri di rilevante interesse culturale, dai centri di produzione e dalle compagnie professionali; il CCNL per impiegati e tecnici dipendenti dai teatri, sottoscritti entrambi nel 2018; il CCNL per artisti, e tecnici, amministrativi e ausiliari dipendenti da società cooperative e imprese culturali nel settore della produzione culturale e dello spettacolo sottoscritto il 19 febbraio 2020; il CCNL per i dipendenti delle Fondazioni lirico sinfoniche sottoscritto nel 2003.

I contratti hanno regolato i rapporti di lavoro prevedendo anche tipologie flessibili quali le collaborazioni, la stagionalità, l’intermittenza, per gli scritturati c’è anche un protocollo per il lavoro autonomo.

I CCNL quindi coprono solo una parte dello spettacolo dal vivo, ma dobbiamo denunciare che un comparto così composto, poco incline a rispettare le regole, vede una scarsa applicazione dei CCNL sottoscritti.

Per quanto riguarda i CCNL dei teatri e quello degli scritturati dobbiamo evidenziare due problemi: da una parte una buona parte delle imprese aggira il CCNL assumendo i lavoratori per ogni singolo spettacolo. Si determina, quindi, una condizione in cui i lavoratori non possono rivendicare gli impegni sottoscritti in un accordo che spesso è solo verbale, ma solo il contratto in essere per il singolo spettacolo. L’impegno preso con la produzione è visibile solo sulla programmazione degli spettacoli.

Il danno per questi lavoratori, rispetto alle sospensioni è difficilmente quantificabile, ma è enorme.

Dall’altra parte, il CCNL non viene applicato o perché le imprese non lo conoscono, o perché non riescono, visti gli scarsi finanziamenti, a rispettarlo.
L’osservatorio contrattuale è impegnato a monitorarne l’applicazione per misurarne anche la praticabilità. Ma proprio in questo contesto vediamo che troppe imprese sono sotto finanziate. In particolare ci riferiamo alle imprese di danza e del teatro contemporaneo.

Rispetto alle sospensioni, il danno maggiore è quello che stanno subendo i lavoratori intermittenti, per i quali non esiste un obbligo di chiamata. In questo caso, infatti, saltano giornate di lavoro che sarebbero state programmate e, questi lavoratori, semplicemente non saranno chiamati.

Ma il danno riguarda anche i lavoratori autonomi che, se non hanno un contratto di scrittura, vendono semplicemente saltare le date per cui si erano impegnati.
Fra questi segnaliamo i musicisti che stanno subendo un danno irreversibile dall’annullamento dei concerti.

In tutti i casi, comunque, la maggior parte degli spettacoli non potrà essere ripresa.

I lavoratori in questo settore faticano a cumulare le 120 giornate per maturare un anno di contribuzione. L’attuale situazione, oltre a determinare un abbattimento del loro reddito, comporterà anche meno giornate contributive.

Evidenziamo che questo effetto non si produrrà solo per chi abita nelle regioni cosiddette “rosse” ma in tutto il Paese, perché questi lavoratori si muovono seguendo gli spettacoli e non sono legati alle aree di residenza.

A tutti loro si aggiungono, poi, quei lavoratori che operano al di fuori dei teatri, nelle residenze e nei tanti contesti diffusi. Chi fa teatro ragazzi e anche le strutture che operano con le scuole stanno subendo un danno superiore perché gli istituti di ogni ordine e grado resteranno chiusi fino al 15 marzo.

Inoltre, sappiano che alcuni istituti stanno annullando gli impegni presi anche per i prossimi mesi. Questo se determina grosse difficoltà ai teatri nazionali, ai TRIC, alle Fondazioni lirico sinfoniche che avevano progetti con le scuole, diventa drammatico per chi fa esclusivamente teatro ragazzi.

Lo spettacolo dal vivo non ha mai ottenuto una sufficiente attenzione da parte del legislatore.

Infatti, le flessibilità dei CCNL non trovano una sufficiente risposta in un sistema di ammortizzatori che risponda a questa tipicità.

Nel 2007 l’Europa aveva invitato i paesi membri a dotare di tutele speciali questi lavoratori. E’ necessario riconoscere un ammortizzatore simile a quello esistente in Francia per gli intermittenti.

Per quanto riguarda le Fondazioni Lirico sinfoniche siamo ancora in attesa dei decreti attuativi che sono necessari per iniziare un percorso di stabilizzazioni dei lavoratori e sanare una sacca di precariato storico.

Per venire incontro a queste tipicità dello spettacolo dal vivo, le OO.SS. avevano anche provato a proporre la costituzione di un ente bilaterale per l’intero perimetro dell’ENPALS sostenuto con le risorse che attualmente le imprese versano per il FIS.

A queste si potevano aggiungere ulteriori finanziamenti e il regolamento dell’ente bilaterale poteva regolarne i benefici venendo incontro ad un settore che non ha diritto agli ammortizzatori. Pur se condiviso con una parte delle imprese non ha avuto seguito.

Le disposizioni precipitano quindi in questo contesto già complicato e provocano un danno difficilmente quantificabile.

Aggiungiamo che alle disposizioni dei DCPM si sommano quelle delle regioni e, così, stiamo assistendo ad una situazione molto caotica. Questo fa sì che si cancellino gli spettacoli e i concerti non solo nelle regioni individuate.
Allo stesso tempo le tournee estere rischiamo di saltare perché diversi Paesi stanno disdettando i concerti già programmati.
Ci preoccupa molto anche la paura che si è diffusa nel Paese e che ci fa presagire che non sarà facile che il pubblico riprenda immediatamente a frequentare i luoghi dello spettacolo dal vivo.
Sappiamo che anche nelle regioni non interessate dalle procedure che contrastano la diffusione del corona virus, il pubblico sta scemando.

I danni per le imprese e per migliaia di lavoratori sono incalcolabili ma pesantissimi.

Chiediamo quindi che il Mibact si faccia parte attiva verso gli altri Ministeri per proporre di creare un fondo specifico per affrontare tale crisi nei settori dello spettacolo che possa sostenere le imprese e i lavoratori e che preveda la possibilità di accesso diretto anche ai lavoratori autonomi ed anche alle imprese non finanziate dal FUS.

E’ fondamentale che una parte di questo finanziamento sia dirottato dalle imprese ai lavoratori, rispetto alle programmazione saltate, e che ciò venga certificato e monitorato dal MIBACT.

Per quanto riguarda la contribuzione previdenziale per i periodi non lavorati si assicuri una copertura figurativa al valore dell’ultima retribuzione percepita, attingendo temporaneamente a compensazione dei contributi destinati all’Enpals e rimasti in eccedenza rispetto alle uscite per le pensioni. In questo settore i lavoratori atipici faticano a raggiungere le 120 giornate per ottenere un anno di contribuzione.

Invitiamo il MIBACT a contattare il MIUR per evitare che gli Istituti Scolastici annullino le i programmi di collaborazione con teatri, compagnie, ecc. per un periodo superiore a quello previsto dal DL 6/2020 e successivi.

Chiediamo, infine, che il MIBACT si faccia parte attiva con il Ministero del Lavoro per attivare sostegni al reddito come gli ammortizzatori in deroga o strumenti diversi che possono essere individuati nei tavoli attivati con le Confederazioni di CGIL, CISL e UIL, per il settore spettacolo dal vivo.

p. LE SEGRETERIE NAZIONALI
SLC-CGIL           FISTeL-CISL           UILCOM-UIL
Emanuela Bizi  Giovanni Luigi Pezzini  Giovanni Di Cola

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