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Produzione culturale

LAVORATORI DELLO SPETTACOLO
SETTORE CINEAUDIOVISIVO
RICORSO AGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI E RIPARTENZA DEL SETTORE

Con l’avvento dell’emergenza sanitaria da coronavirus, il settore del cineaudiovisivo si è fermato completamente, ad eccezione di alcune sporadiche lavorazioni nell’ambito del doppiaggio, altrimenti fermo anche quello.

A ben vedere non è stata emessa alcuna ordinanza, tranne per le sale cinematografiche, che ne richiedesse l’interruzione dei lavori.

Semplicemente, rispetto ad un’attività che richiede l’intervento centrale della fisicità dei protagonisti, ci si è spontaneamente resi conto che non si poteva andare avanti. Non era possibile chiedere agli attori di farsi truccare e pettinare a distanza, di indossare la mascherina e con quella recitare sempre mantenendo la distanza minima di un metro dagli altri attori. Neanche i doppiatori potevano recitare con la mascherina passando di sala in sala senza nessuna precauzione anti-contagio.

Quindi si è fermata prima la produzione cineaudiovisiva italiana, poi quando l’epidemia si è trasformata in pandemia, si è fermata in tutto il mondo.

I lavoratori del settore sono stati più o meno coperti con strumenti ordinari o in deroga, fatta eccezione per l’indennità per i lavoratori dello spettacolo, che però era l’unica tra le indennità straordinarie che prevedesse requisiti di accesso. Le aziende di produzione del cineaudiovisivo, tranne pochissime eccezioni (ne conosciamo solo 2), hanno licenziato i lavoratori delle troupes, quelli con contratto a tempo determinato. Questo ha escluso i lavoratori delle troupes dalla Cassa Integrazione in Deroga e dal FIS e i lavoratori si sono dovuti rivolgere alla copertura della NaSpI, chi aveva i requisiti, e alla suddetta indennità per i lavoratori dello spettacolo, anche per questa se si era in possesso dei requisiti. Chi non avesse avuto requisiti per l’una e per l’altro, rimaneva così escluso da ogni copertura sociale. Su questo problema abbiamo inoltrato, insieme a tutte le associazioni datoriali del settore, un interpello condiviso urgente al Ministero del Lavoro e all’INPS (i quali ancora non hanno risposto), e abbiamo avviato con FIDAC e le associazioni professionali un’indagine per avere un dato sull’entità del fenomeno.

I lavoratori con contratto a tempo indeterminato della produzione, del doppiaggio, della post-produzione, della distribuzione e dell’esercizio cinematografico sono stati garantiti dal ricorso all’assegno ordinario o dalla CIGD, richiesti dalle aziende in base alla loro struttura e ai loro adempimenti, per i tempi previsti dai DPCM, cioè 9 settimane massimo. I lavoratori free-lance, i generici e gli stunt-men, gli attori, i creativi, i professionisti con partita iva o meno, hanno potuto in parte ricorrere alle indennità previste, sempre se in possesso dei requisiti. Altrimenti niente.

In sostanza, l’emergenza coronavirus ha fatto esplodere tutti i limiti delle coperture sociali ordinarie previste per il settore.

Quando ripartirà il settore?

La scrivente Segreteria Nazionale di SLC/Cgil, unitamente alle proprie strutture Territoriali, Aziendali e delle Rls/Rlst, sono fortemente impegnate a sottoscrivere accordi di tenuta sociale e di prevenzione sanitaria, in sintonia con i vari DCPM emanati in materia. Il presupposto è lavorare per una attenta definizione di prassi e presidi per essere pronti alla ripartenza nella cosiddetta “Fase 2”, forse la fase più pericolosa perché risentirà del rischio di contagio ancora esistente, in tutte le Aziende che fanno riferimento alla nostra Categoria dell'informazione, della Comunicazione e dell'intrattenimento culturale.

Tra queste, ci sono Aziende di rilevante servizio pubblico che non hanno mai smesso di operare e imprese, come quelle del cineaudiovisivo, quasi tutte ferme pur essendo ritenute essenziali dalla elencazione dei codici ATECO e in tutta l'articolazione della filiera produttiva, che però hanno l'obbligo di farsi trovare pronte al momento della ripartenza.

Pertanto, in conformità di quanto definito nel protocollo condiviso tra Governo e parti sociali del 14 marzo 2020, è fondamentale che in ogni contesto lavorativo venga adottato un Protocollo di sicurezza anti-contagio nel quale dovranno essere evidenti le scelte di natura organizzativo/gestionale, gli interventi e le misure di prevenzione che, valutati per ciascuna realtà lavorativa, dovranno essere posti concretamente in atto e perseguiti con rigore.

C’è la disponibilità a prevedere tavoli di confronto bilaterali per la definizione del Protocollo allo scopo di individuare prassi e presidi che consentano la massima sicurezza anti-contagio.

Si deve partire dal presupposto che la produzione mondiale del cineaudiovisivo è ferma. Non ripartirà, a nostro giudizio, prima che sia consentito agli attori e a tutto il personale, di poter svolgere la loro attività senza mascherine e tener conto delle distanze. Il che potrebbe significare un periodo che si conta in più mesi. Il doppiaggio, con le opportune attenzioni e definizione di protocolli e presidi sanitari, si sta organizzando per ripar-tire. Ma potrà registrare tutto il materiale che è già stato realizzato, fino ad esaurimento. Dopodiché dovrà attendere la ripartenza della produzione.

La ripartenza della produzione consentirà la ripartenza di post-produzione, distribuzione e, al netto di ulteriori misure cautelative, dell’esercizio cinematografico. Con l’inerzia necessaria ad un settore organizzato per fasi.

Tutto ciò pretende una specifica attenzione per il settore del cineaudiovisivo. Per quanto concerne gli ammortizzatori sociali, abbiamo avuto modo di vedere l’insufficienza degli strumenti ordinari per la fase dell’emergenza. Sarà quindi necessario il ricorso a strumenti straordinari.

Questi strumenti dovranno intervenire sul sostegno economico dei lavoratori, garantendo una copertura estesa al titolo di lavoratore dello spettacolo tout-court. 

Avanziamo 3 proposte:

 l’abolizione di tetti e giornate minime lavorate e del tetto di reddito per l’accesso all’indennità per i lavoratori dello spettacolo, requisiti peraltro richiesti solo a questa categoria di lavoratori.

 La NaSPi ha dimostrato tutti i suoi limiti per i lavoratori del settore, in particolare in occasione dell’emergenza sanitaria. È necessario mettere in campo strumenti innovativi e straordinari di copertura generale per tutto il periodo di interruzione dal lavoro legata al Covid-19, lasciando l’utilizzo ordinario di questo ammortizzatore per i naturali periodi di non lavoro fuori dall’emergenza.

 intervento sulla condizione contributiva, per garantire il riconoscimento dell’annualità a chi non dovesse raggiungere neanche il minimo di 120 giornate, ipotesi quasi certa in questo anno. 

Si tratta di strumenti che possano consentire di preservare la platea di professionisti di un settore che non possiamo permetterci di perdere, perché lavoratori e perché le loro professionalità ci sono invidiate nel mondo.

Altrimenti non possiamo contare su nessuna ripartenza.

Roma, 15 aprile 2020

Per Slc Cgil Nazionale
Area Produzione Culturale
Il Coordinatore Nazionale
Umberto Carretti

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