SLP/CISL, UIPOSTE/UIL,SAILP/CONFSAL/ e UGL COMUNICAZIONE hanno dunque disdetto le rappresentanze sindacali unitarie in Poste Italiane. Tralasciamo le accuse che, da veri sindacati “maggioritari” che però hanno paura del voto dei lavoratori ...e soprattutto della rappresentanza dei lavoratori, rivolgono al SLC-CGIL perché è davvero, a questo punto, poco importante. Quel che conta è che le RSU sono scadute da quattro mesi ed adesso si capisce perché: non intendevano rinnovarle, non per la paura di diventare minoranza, ma perché sulla base dell’accordo interconfederale del 2011 le RSU hanno diritto pieno ed esplicito di voto. Ciò significa che le segreterie non hanno più potere assoluto, come sempre è stato, dentro l’azienda, ma devono confrontarsi con “lavoratori eletti da lavoratori “. In altra sede discuteremo la legittimità giuridica dell’atto. Qui interessa solo capire perchè due organizzazioni sindacali confederali pensano, dopo gli accordi interconfederali, di fare il percorso indietro: dalla RSU alla RSA. Non sappiamo a caldo, in virtù di questa scelta, quanti rappresentanti sindacali, che sono impegnati tutti i giorni in qualità di RSU, dovranno fare un passo indietro per cedere il posto a dei nominati ( cioè a dei raccomandati dalle segreterie sindacali). Sappiamo che due organizzazioni, la UILPOSTE e la UGL/COMUNICAZIONE, hanno disertato le urne, nella scorsa tornata elettorale, nominando le RSA con il risultato di essersi trovati senza rappresentanza ed in condizione obiettiva di minorità al tavolo negoziale. L’atto è gravissimo, dimostra come l’immobilismo sindacale e la crisi del SLP/CISL siano ormai ad un punto di cronicità. Faremo le nostre riflessioni, ma è chiaro che già con l’indizione delle elezioni per il rinnovo delle RSU, da parte di tutti i lavoratori, abbiamo deciso che quella è una strada che non ha ritorno. Vogliamo un’azienda normale, e votare alle Poste è un segno di normalità. Emilio Miceli
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