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RAI, FUORTES SBAGLIA TUTTO

 Le dichiarazioni rilasciate durante la presentazione dei palinsesti dall’amministratore delegato Rai in relazione allo sciopero del personale di produzione tv impongono una riflessione.

Fuortes sbaglia tutto: tempi, modi e parole. E continua a farlo senza soluzione di continuità.

 È chiaro che un dirigente non in grado di portare il dovuto rispetto ai lavoratori dell’azienda che gestisce, solleva degli interrogativi che ricadono direttamente sulle spalle di chi ha pensato di nominarlo a capo di Rai sulla base di qualità che - evidentemente - non possono essere calate su realtà estremamente diverse.

Troppa superficialità a danno di un’azienda che invece avrebbe bisogno di maggiore professionalità.

Valutare uno sciopero dal solo “danno” causato, senza interrogarsi sugli aspetti che hanno portato allo sciopero stesso, lascia senza parole. Mostra tutti i limiti di chi dovrebbe guidare un gruppo in un percorso di crescita e invece passeggia tranquillo senza preoccuparsi di guardare se dietro qualcuno lo stia realmente seguendo.

La superiorità che continua ad ostentare il dottor Fuortes, nonostante stia dirigendo uno dei peggiori corsi della storia dell’azienda, farebbe sorridere se non fosse estremamente preoccupante.

Con un piano editoriale criticato pesantemente dai dati di ascolto e con un piano industriale che ipotizza cessioni e dismissioni, il dottor Fuortes dovrebbe prestare maggiore attenzione ai segnali che arrivano da chi lavora.

A meno che il piano della politica non sia quello di devastare un’azienda importante come Rai, c’è il disperato bisogno che qualcuno intervenga per rimettere in corsa Rai e definirne con attenzione l’orizzonte verso cui tendere.

Roma, 30 giugno 2022

Le Segreteria Nazionali
SLC-CGIL       FISTEL-CISL       UILCOM-UIL       FNC-UGL      SNATER         LIBERSIND

 

 

RAI, SEDI REGIONALI E FUMOSI PIANI IMMOBILIARI

In diverse occasioni, abbiamo chiesto all'Azienda quali fossero i piani che si intendevano adottare riguardo al futuro delle Sedi Regionali. L’unica risposta che abbiamo ricevuto, oltre a un generico attestato sulla loro centralità (subito smentito nei fatti), è stato un silenzio assordante. La verità è che Rai sembra operare nella direzione di ridurre il numero delle sedi, accorpandole e riducendole a meri presidi redazionali.

Ci sono infatti delle evidenze che preoccupano fortemente il Sindacato: mancato ammodernamento tecnologico; assenza di un rilancio concreto della mission delle sedi regionali (unico elemento di differenza fra RAI e la concorrenza, che peraltro ambirebbe ad accaparrarsi pezzi di quel contratto di servizio in scadenza); non ultima, la decisione di mettere in vendita alcuni immobili di pregio, per cominciare, il palazzo della sede di Genova.

Dal momento che il Sindacato non è stato messo a conoscenza di nessun Piano immobiliare, che dovrebbe rappresentare l’elemento centrale del Piano Industriale, i motivi di preoccupazione aumentano.

Non vorremmo che, oltre a RAI WAY, ci fosse in programma una svendita degli immobili, proprio in un momento in cui, complice la crisi e l’uso generalizzato dello Smart working, il mercato immobiliare non sembra brillare.

Sempre nell’ambito delle preoccupazioni non vorremmo che l’idea che avanza sia quella di una sorta di cartolarizzazione: si vende, si va in affitto per un po', e poi si smantella tutto in nome di una non meglio identificata riduzione dei costi. Si tratterebbe di un errore imperdonabile.

Appare chiaro, infatti, come l’A.D. abbia, evidentemente, il mandato di risanare i conti con ogni mezzo. Il timore è che, non riuscendo o volendo imbastire una vera riduzione degli appalti e dei costi accessori, stia pensando a ridurre il perimetro aziendale.

Dopo aver tagliato la terza edizione ed essere stato strigliato da tutta la politica, non vorremmo che il passaggio successivo fosse quello di svendere gli immobili RAI, anche perché l'esposizione bancaria attuale è garantita proprio dagli immobili.

Le nostre posizioni erano già state espresse nel comunicato congiunto del 16 giugno u.s. con il quale si chiedeva, con forza, un tavolo per discutere la questione. Una richiesta, che, ad oggi, non ha ricevuto alcuna risposta.

Per queste ragioni, come peraltro annunciato nel recente comunicato stampa unitario, se l’AD non dovesse convocare le OO.SS., o le risposte non fossero in linea con le aspettative e i problemi denunciati, non ci resterebbe che attivare la mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori RAI, a difesa dell’Azienda e del Servizio Pubblico Radiotelevisivo.

Roma, 29 giugno 2022

Le Segreterie Nazionali
SLC-CGIL     FISTEL-CISL     UILCOM-UIL     FNC-UGL      SNATER      LIBERSIND-CONFSAL

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