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Alcuni giorni prima dello Sciopero del 23 settembre, in un nostro comunicato avevamo richiamato le ragioni che avevano spinto e spingevano SLC-CGIL a chiamare alla mobilitazione le lavoratrici e i lavoratori RAI. Quelle ragioni, sottoscritte unitariamente dalle cinque sigle che avevano proclamato il blocco degli straordinari, dei mancati NL e la giornata di Sciopero del 23 settembre, erano quelle che richiamiamo nuovamente di seguito:

  • Rinnovo del Contratto Collettivo di Lavoro a seguito della mancata approvazione, da parte dei Lavoratori, dell’ipotesi di Rinnovo del CCL per Quadri, Impiegati ed Operai del 16 luglio 2024;
  • Piano industriale e prospettive aziendali (vendita ulteriori quote di RAIWAY per sostenere il Piano Industriale);
  • Incertezza sul sostentamento economico dell’Azienda;
  • Incertezza sulla quantità e modalità di esazione del Canone RAI dal 2025 dopo il taglio del 2024.

Alcuni nodi, che appartengono alla politica e potrebbero segnare il destino di RAI, sono ancora drammaticamente sul tavolo (i 430 milioni stanziati dal Governo nel 2024 per tamponare il taglio di 20 euro del canone, che non si sa ancora se verranno stanziati anche nel 2025), altri, come il confronto sul contratto e sul Piano Industriale, sono di competenza di RAI e delle parti sociali. Per questa ragione, a valle dello Sciopero riuscito del 23 settembre, abbiamo chiesto all’Azienda di riaprire il confronto, e il giorno 11 ottobre RAI ha convocato le Segreterie Nazionali SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL, FNC-UGL, SNATER per un primo incontro preparatorio in vista della convocazione della Delegazione contrattuale prevista per il giorno 22 ottobre p.v.

Di seguito le aperture che, il giorno 11 ottobre, l’Azienda ha messo sul tavolo per chiudere una nuova ipotesi di accordo:

  • Disponibilità a ritoccare l’entità economica dell’una tantum, e a ridurre da tre a due le tranche di aumento contrattuale (l’entità economica degli aumenti rimarrebbe però uguale, così come la durata contrattuale che passerebbe da tre a quattro anni, e il livello parametrale che passerebbe dalla classe quattro alla classe tre);
  • Disponibilità ad inserire lo smartworking delle aree amministrative e di editoriale/staff in pianta stabile nel CCL (sostanzialmente quelle coperte dall’attuale accordo vigente), e ad aprire a un confronto sullo sw in produzione per circa 350 lavoratori/trici di produzione che svolgono mansioni compatibili con il lavoro agile (in sostanza un accordo sulla scia della proposta dello scorso anno, che si era arenata per le perplessità e le resistenze della Direzione Produzione TV);
  • Disponibilità a superare definitivamente l’utilizzo dei livelli 8 e 9 del CCL (con passaggio al livello 7 per tutti), e riduzione del sotto-inquadramento degli apprendisti che, per la durata dei loro contratti di apprendistato, sarebbero assunti a un livello in meno rispetto a quello di spettanza, invece dei due livelli inferiori previsti dall’accordo vigente del 2015.

Per tutti gli altri aspetti (ritocco agli aumenti in prima voce previsti a luglio, clausola di salvaguardia per i lavoratori di Raiway in caso di vendita, ecc.), Rai ha rigettato a priori ogni ulteriore richiesta, trincerandosi dietro l’insufficienza delle risorse.

A proposito di risorse per il contratto, a domanda specifica delle OO.SS., RAI ha confermato la cifra dei 51 milioni stanziati per l’accordo di luglio, ma ha escluso categoricamente che ci possano essere risorse aggiuntive per migliorare quella proposta economica. Tradotto: i soldi per il contratto sono quelli stanziati a luglio e non ce ne sono di altri per migliorare i minimi in prima voce.
Alla luce di questo, per SLC-CGIL la considerazione è molto semplice.

A luglio, insieme alle altre sigle sindacali abbiamo sottoscritto il rinnovo del CCL e lo abbiamo sostenuto perché lo consideravamo il migliore degli accordi possibili in quel momento, raggiunto, peraltro, senza aver chiamato le lavoratrici e i lavoratori allo Sciopero o ulteriori sacrifici. Quella intesa è stata bocciata dalle lavoratrici e dai lavoratori RAI con un referendum che ha visto prevalere il no.
Su questa base abbiamo preso atto della volontà popolare e abbiamo proclamato un’azione di lotta, culminata con lo sciopero del 23 settembre, che ha paralizzato la programmazione RAI come non si vedeva da tempo.
Una piccola chiosa su questo. Nonostante i tentativi aziendali (comprensibili) e di qualche altro soggetto (questi meno comprensibili), di sminuire il risultato dello Sciopero sulla base dei dati resi pubblici dall’azienda, questo è stato un evidente successo di adesioni e di effetti sulla programmazione. SLC-CGIL ha fatto la propria parte per la riuscita dello Sciopero, con assemblee, con volantinaggi e con la richiesta di solidarietà ad Usigrai che ringraziamo per il messaggio di sostegno letto in tutti i TG prima dello Sciopero. Siamo certi che le cinque OO.SS. che hanno proclamato lo Sciopero saranno sempre unite e compatte nel rispondere ai goffi tentativi di chi cerca di sminuire il risultato dello Sciopero del 23 settembre sulla base dei dati pubblicati dall’Azienda. Comunque la si pensi, però, la riuscita dello Sciopero ha cambiato il paradigma del confronto, e, impedisce, a nostro avviso, di accettare quello che, a questo momento, è un accordo sostanzialmente simile a quello bocciato a luglio.
Pur apprezzando alcune aperture, per SLC-CGIL siamo ancora lontani dalle aspettative dei lavoratori e delle lavoratrici di RAI, sia quelli che al Referendum hanno votato sì, sia quelli che hanno votato no. Dopo uno Sciopero riuscito, dopo il sacrificio economico richiesto alle lavoratrici e ai lavoratori che hanno rinunciato a straordinari e/o a un giorno di paga anche per avere un contratto migliore, un nuovo accordo che non porti a un aumento della parte economica, per di più su un contratto che si basa quasi esclusivamente sulla parte economica, ci pare a questo momento difficilmente percorribile.

Questa considerazione, per coerenza e per scelta ponderata, ci porta a dire che le attuali aperture aziendali sono ancora insufficienti: vedremo dove porterà la ripresa del confronto che, è opportuno ribadirlo, partirà il 22 ottobre con la Delegazione Contrattuale unitaria.

Se poi gli unici che possono prevedere nuovi stanziamenti economici per il contratto sono i vertici aziendali, pensiamo tocchi a loro intervenire su altre voci di spesa (appalti, consulenze, compensi a star e starlette, ecc.), per venire incontro alle esigenze delle lavoratici e dei lavoratori RAI.

Come ha dimostrato il Referendum di luglio, la fretta è una cattiva consigliera: correre dietro a scadenze o al calendario delle riunioni di questo o quel CDA non è mai una buona cosa. Esistono i modi e i tempi per riportare la discussione su un alveo di normalità, coinvolgendo la Delegazione Contrattuale e le lavoratrici e i lavoratori, con l’obiettivo di arrivare a un accordo migliorativo e che trovi il consenso di una larga maggioranza, in linea con le aspettative delle lavoratrici e dei lavoratori RAI.

Roma 16/10/2024
La Segreteria Nazionale SLC-CGIL

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Contratto Rai: insufficienti le aperture aziendali sulla parte economica

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